Dopo giorni difficili, questa mattina è finalmente tornata in Italia Farah, la ragazza pakistana residente riportata in patria con l'inganno dalla famiglia per abortire contro la sua volontà. La diciannovenne, convinta di tornare in Pakistan in occasione del matrimonio del fratello, si era ritrovata rinchiusa e isolata in una clinica dai familiari, intenzionati a porre fine alla sua gravidanza grazie alla complicità di un medico del posto.
Solo alcuni giorni dopo l'intervento la ragazza è stata libera di contattare le compagne di scuola italiane e raccontare loro l'accaduto.
Sono state poi le amiche ad avvisare i professori, che hanno poi informato la Questura. Farah è stata presa in consegna dall'ambasciata italiana in Pakistan, dove è rimasta per alcuni giorni prima di poter finalmente tornare a casa. Saranno ora gli inquirenti a valutare le prove e a capire se è possibile denunciare la famiglia della ragazza per maltrattamenti. Per ora, per Farah è il momento di riabbracciare il fidanzato e le amiche, provando a dimenticare ciò che ha passato.
L'aborto è una scelta
Indubbiamente la ragazza si è trovata in una situazione orribile, privata dalla famiglia della possibilità di scegliere per il suo futuro e per il futuro del suo bambino. Molte donne si sono trovate in situazioni analoghe, intrappolate dalla società e dai parenti, obbligate ad agire in modo diverso da come avrebbero voluto. Perché, inutile ribadirlo, l'aborto è una scelta. E in quanto tale va rispettata e non ostacolata.
Ad oggi, ancora molti sono i paesi in cui l'aborto è illegale, paesi in cui le donne rischiano non solo la vita, ma anche la libertà per portare avanti la loro scelta. I dati, quasi ironicamente, dimostrano che il numero di aborti è più frequente proprio nei paesi in cui questa pratica è illegale.
In Italia, la maggior parte delle interruzioni di gravidanza è invece richiesta da ragazze in un'età compresa tra i 15 e i 20 anni, principalmente a causa della riluttanza delle adolescenti nell'utilizzare la pillola. Oltretutto, sembra esserci un collegamento tra istruzione e aborto: in tutte le generazioni, sono le donne con un titolo di studi più basso a presentare un maggior numero di interruzioni di gravidanza.
Non solo le leggi
Le opinioni sulla questione aborto sono varie e divergenti. La Chiesa ritiene questa procedura un vero e proprio omicidio di un essere con un'anima e con una propria volontà, opinione che influenza di conseguenza il pensiero di molti fedeli e che spesso porta le donne a trovarsi contro i propri familiari.
Quest'idea del mondo cattolico è condivisa anche da alcuni medici, i cosiddetti obiettori di coscienza, dottori si rifiutano di interrompere una gravidanza senza valide motivazioni e senza una situazione di pericolo per la madre o il bambino. Nei turni in ospedale, ogni obiettore deve essere affiancato da un medico che non abbia problemi nel praticare l'aborto, in modo da consentire il normale svolgersi delle operazioni ospedaliere.