La polizia era stata allertata da alcune segnalazioni e da un preoccupante messaggio in cui qualcuno chiedeva aiuto: “Non c’è nulla da mangiare, stiamo morendo di stenti”. Così, quando ha fatto irruzione in un accampamento ad Amalia in New Mexico, si è trovata davanti ad uno spettacolo incredibile: undici bambini, di un’età compresa tra uno e 15 anni, denutriti e vestiti di stracci, che vivevano segregati tra cumuli d’immondizia, in un ambiente insalubre nel bel mezzo del deserto, insieme a due uomini e tre donne.

Inoltre le forze dell’ordine hanno rinvenuto il corpo di un dodicesimo bambino ormai privo di vita; e, vista la storia di uno degli uomini presenti nelle baracche, Siraj Ibn Wahhaj non si esclude l’ombra dell’estremismo di matrice islamica, su questa strana comunità.

Il mistero del cadavere di un bambino trovato nell’accampamento

Il sospetto degli inquirenti è che i bimbi stessero seguendo un addestramento per attaccare delle scuole ed essere in grado di commettere delle stragi, in questa specie di piccolo fortino perso nel nulla, coperto da teli di plastica e difeso da un fossato, con cumuli di oggetti, assi di legno e copertoni ad nasconderne la vista dall’esterno.

Il responsabile di questo gruppo è Siraj Ibn Wahhaj, ricercato dallo scorso dicembre, quando era fuggito dalla Georgia dopo aver rapito il figlio Abdul Ghani, di 4 anni, che soffriva gravi problemi di salute e che quasi sicuramente dovrebbe essere il piccolo trovato dai poliziotti ormai privo di vita.

Non si conoscono ancora le cause della sua morte, anche se sembra che il bambino sia stato sottoposto dal padre ad un rito religioso, noto come ruqya, che sarebbe il corrispettivo di un esorcismo nella religione islamica.

I piccoli prigionieri sarebbero stati addestrati per compiere attentati

Insieme a Wahhaj erano presenti nell’accampamento due sue sorelle, Subhannah e Hujrah Wahhaj, ed il cognato Lucas Morten, oltre ad una terza ragazza, Jaine Leivelle.

Come detto, il capo di questo gruppo di fanatici avrebbe addestrato i piccoli a sparare per compiere un attentato: infatti sono stati ritrovati un fucile Ar 15 ed almeno quattro pistole, insieme a caricatori e munizioni. Di certo si conoscono le posizioni radicali di Siraj, legate all’estremismo islamico.

Del resto il padre dell’uomo è l’imam della moschea al Taqwa di Brooklyn, noto per le sue idee estremiste e coinvolto, ma poi scagionato, nelle indagini del primo attentato alle Torri Gemelle di New York nel 1993, quando l’esplosione di un furgone causò sei morti nei parcheggi sotterranei degli edifici.

L’Fbi non è mai riuscita a trovare nessuna prova contro l’imam, che alla fine è stato chiamato a testimoniare nel processo contro lo sceicco egiziano Omar Abdel Rahman, ritenuto il mandante della strage.

Ora bisognerà capire se l’uomo in fuga avesse raggiunto il cognato in quelle baracche nel deserto per nascondersi, o se il gruppo – caratterizzato da una curiosa ed inedita commistione tra certe sette americane che vivono isolate dal mondo e le tipiche frange jihadiste – stesse davvero pianificando un'azione terroristica con un obiettivo preciso.