Sono giorni d’immensa felicità per Catia, l’ex compagna Silvia e il bambino che da quasi dieci anni crescono insieme. Infatti, la settimana scorsa il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha riconosciuto Catia Fioretti come madre del piccolo, concedendole in tal modo gli stessi diritti che ha Silvia Nespoli, che quel bimbo l’ha partorito e, quindi, per la legge ne è la madre biologica.
Catia, invece, fino a quando il primo cittadino di Napoli non ha firmato il provvedimento, dall'ordinamento giuridico italiano era considerata un’estranea rispetto a quel ragazzino concepito in Olanda con fecondazione eterologa, malgrado avesse contribuito alla sua crescita al pari dell'altra madre. E ora che ne ha ottenuto il riconoscimento, Catia può dedicarsi all'altra battaglia, quella contro il tumore.
Gioia e dolore nello stesso giorno
Il cancro a Catia le era stato diagnosticato una prima volta proprio il giorno in cui Silvia terminava la Gravidanza e dava alla luce quel figlio tanto desiderato.
Qualche settimana prima la 43enne si era sottoposta a una biopsia al seno e il responso era giunto mentre la compagna, di un anno più grande di lei, era in sala parto. Un dolore immenso che andava a sovrapporsi alla gioia più grande. Il primo anno di vita del bambino fu trascorso dalle due donne tra l’angoscia della chemioterapia, a cui Catia doveva sottoporsi, e la felicità di vederlo crescere. Silvia ricorda che anche in ospedale assistere la sua compagna o avere notizie sul suo stato di Salute erano cortesie concesse dai medici, perché all'epoca le coppie omosessuali non erano riconosciute e lei non aveva nessuno diritto di stare accanto alla persona che amava.
Per fortuna la battaglia contro il cancro, uno dei più aggressivi, si concluse con una vittoria, ma la malattia di Catia non è stata l’unica avversità che questa famiglia arcobaleno ha dovuto affrontare.
Purtroppo, il sindaco di Pompei, il comune dove è nato il bambino, non ha mai voluto riconoscere Catia come secondo genitore, perciò le due donne hanno dovuto intraprendere una battaglia anche per veder riconosciuto questo diritto alla madre non biologica. E alla fine ci sono riuscite pure grazie al supporto di alcune associazioni per la difesa dei diritti degli omosessuali: lo scorso 27 ottobre al Comune di Napoli, città dove Catia e Silvia risiedono, sono state firmate le carte che attestano che il bambino ha due mamme.
L’amore è finito, ma continuano a crescere il figlio insieme
Nel frattempo le due donne tre anni fa si sono separate, perché non c’era più l’amore, ma non hanno smesso di crescere il figlio insieme.
Se avesse voluto, Silvia avrebbe potuto escludere Catia dalla vita del bambino, avrebbe avuto la legge dalla sua parte. Invece ha lottato con lei perché le fosse riconosciuto un legame con quel figlio verso cui non poteva rivendicare nessun diritto e viceversa. Diritti fondamentali ora che purtroppo la malattia è tornata a tormentare Catia, ma la sua felicità, adesso, è avere la sicurezza che se dovesse mancare, suo figlio potrebbe ereditare tutti i suoi beni, riuscendo a provvedere a lui anche senza essere fisicamente presente. Una certezza che magari l’aiuterà a sconfiggere di nuovo il tumore.