È sconvolto Ciro Florio perché lui Alfredo Cardone lo conosce bene. L’uomo accusato di aver accoltellato e ucciso il padre 55enne davanti al supermarket di famiglia una settimana fa a Napoli era un suo cliente. Infatti, Floirio ha un laboratorio di tatuaggi nella città partenopea che il figlio 31enne del negoziante ha frequentato assiduamente fino a un anno fa. Tra i due si era instaurato un rapporto cordiale, poi Cardone era cambiato: era depresso per colpa del lavoro e aveva rivolto delle minacce gratuite al tatuatore, fino a concretizzarle una notte di marzo dell’anno scorso.
Le minacce di Alfredo Cardone a Ciro Florio
Ora che Alfredo Cardone è di nuovo protagonista in un caso di Cronaca Nera, Ciro Florio ha voluto raccontare quel terribile episodio che è stato preceduto mesi prima da uno strano antefatto: “Tutto comincia nel dicembre 2017 quando una sera, mentre stavo chiudendo, Cardone si presenta allo studio – racconta Ciro Florio in diretta telefonica a La Radiazza, trasmissione radiofonica condotta su Radio Marte da Gianni Simioli – Pensavo fosse venuto per prenotare un tatuaggio, invece mi disse che era passato per un saluto”.
Così, i due iniziarono a parlare e il 31enne confidò che era stanco di quella vita e che voleva cambiare lavoro. Il tatuatore cercò di rincuorarlo, gli consigliò di non fare colpi di testa: “Tu sei un bravo ragazzo, hai l’attività di tuo padre, una pizzeria, non fare cavolate”.
Invece Cardone prese male quelle parole ed ebbe una brutta reazione: “Quale bravo ragazzo? Io ti uccido”. Una minaccia che ripeté più di una volta, finché Florio lo mandò a quel paese e se ne tornò a casa.
Alfredo Cardone accoltellò Ciro Florio
Tornato a casa, Florio raccontò tutto alla compagna: era spaventato e voleva denunciare il suo cliente, ma nei giorni successivi non pensò più all’accaduto.
E quelle minacce non gli tornarono in mente nemmeno quando, mesi dopo, Cardone si ripresentò allo studio: “Era marzo dell’anno scorso e mi ero fermato allo studio perché alle 2.30 di notte avevo appuntamento con gli amici per andare a pescare – racconta ancora il tatuatore – Verso mezzanotte bussano alla porta e io apro tranquillamente, pensando che fosse qualche amico che si era anticipato.
Invece era lui”.
Alfredo gli disse che era rimasto a piedi col motorino e Ciro lo fece entrare, proponendosi di accompagnarlo a casa prima di andare a pescare. Poi i due iniziarono a parlare del più del meno, ma Cardone voleva sfogarsi di nuovo: “Mi disse un’altra volta che non ce la faceva più, ma io lo fermai subito e gli dissi che in casa mia non si parlava di quelle cose”.
Alle 2.30 il tatuatore si alza dal lettino, dove stava riposando, e va a recuperare il telefono e le chiavi dell’auto, quando all’improvviso si sente colpire alle spalle. Pensa che l’altro gli stia dando dei pugni e se ne lamenta, ma in realtà lo ha ferito con tre fendenti alla spalla e al collo, utilizzando una lama di 20 centimetri.
Così inizia una colluttazione, ma Florio riesce a svincolarsi e a raggiungere l’auto parcheggiata davanti allo studio: “Non sapevo come fermare il sangue che schizzava fuori, sembrava un film horror”, racconta.
Nonostante Cardone gli buchi le gomme della macchina, Florio riesce a partire e raggiunge l’ospedale più vicino, ma trova il pronto soccorso chiuso. Allora si rimette in viaggio per arrivare a un altro ospedale, ma lungo la strada trova una pattuglia della polizia che lo soccorre: “Per fortuna non mi ha preso la giugulare, altrimenti sarei morto”.
Per Cardone nemmeno un giorno di carcere fino a venerdì scorso
Per quell’episodio Alfredo Cardone è stato processato per lesioni, ricevendo una condanna minima di due anni e quattro mesi, di cui non ha trascorso nemmeno un giorno in carcere.
Ed ha continuato a essere un uomo libero fino a venerdì 26 aprile 2019, quando gli agenti lo hanno fermato in seguito alla morte del padre.
Dalle prime ricostruzioni, pare che tra i due si sia acceso un violento litigio per futili motivi all’interno del supermercato, poi il ragazzo avrebbe afferrato un coltello dal banco macelleria, colpendo a morte suo padre all’ingresso del negozio. E per Vincenzo non c’è stato nulla da fare: è spirato in ospedale poche ore dopo. Una tragedia che probabilmente si sarebbe evitata, se il processo subito da Cardone per l’aggressione a Florio avesse avuto un esito diverso.