Aveva sospettato qualcosa già subito dopo l'intervento a cui era stata sottoposta: in sala operatoria, infermeri e ferristi facevano strani conteggi degli strumenti chirurgici saltando dal numero otto al dieci, come se all'appello ne mancasse uno, il nove, ma mai avrebbe potuto immaginare che il suo sospetto fosse più che fondato.
Ha corso rischi gravissimi una paziente di 49 anni: dopo un'operazione chirurgica all'utero effettuata presso l'ospedale Loreto Mare di Napoli, aveva fortissimi dolori all'addome.
Dolori che sono continuati per giorni, aggravandosi. Finché, dopo accertamenti, è stata sottoposta a un secondo intervento d'urgenza per asportare il pezzo nove che risultava mancante dal kit chirurgico: un divaricatore 'dimenticato' nel suo addome. Scattata la denuncia, ieri c'è stato un blitz dei Nas in ospedale che hanno sequestrato la cartella clinica della donna.
Operazione d'emergenza per recuperare ferro chirurgico in pancia
La vicenda ha avuto inizio lo scorso 17 aprile. In quella data, una donna è stata ricoverata presso la struttura sanitaria Loreto Mare di Napoli per un intervento chirurgico ginecologico per problemi legati a un utero fibromatoso.
Già a distanza di poche ore dall'operazione, la paziente ha cominciato a lamentare dolori alla pancia e a un fianco che nei quattro giorni successivi si sono intensificati. Per questo, quando avrebbe dovuto essere dimessa, un medico ha disposto accertamenti: due radiografie e una tac hanno rivelato la verità. La 'patologia' postoperatoria della paziente era dovuta alla presenza di un corpo estraneo: un divaricatore chirurgico rimasto nella sua pancia.
A quanto pare, l'equipe medica a seguito del conteggio post operatorio dei ferri chirurgici, era allarmata perché ne risultava mancante uno. Secondo il marito della donna, intervistato oggi da Storie Italiane, la moglie che era stata sottoposta solo a un'anestesia locale ed essendo sveglia poteva seguire quello che accadeva in sala operatoria, dopo l'intervento si era accorta che il team medico contava e ricontava gli 'attrezzi del lavoro' e, non trovandone uno, si chiedeva dove potesse essere.
Qualcuno lo avrebbe cercato a terra: invece era rimasto intrappolato nel corpo della paziente.
Il giorno di Pasqua, la donna ha dovuto subire un secondo intervento per rimuovere d'urgenza la placca divaricatoria. Ora è ancora ricoverata presso il Loreto Mare e le sue condizioni vanno lentamente migliorando. Ciro Verdoliva, commissario della Asl Napoli 1, ha denunciato l'accaduto ai carabinieri del Nas che hanno fatto un sopralluogo nel nosocomio e sequestrato la cartella clinica della paziente, oltre ad acquisire la sua testimonianza. La direzione della Asl ha anche disposto un'inchiesta interna, e ora attende per lunedì prossimo una dettagliata relazione su quanto accaduto in modo che possano essere individuate eventuali responsabilità.
Il precedente
Un gravissimo fatto analogo è avvenuto nel 2014 a Massa Carrara quando un uomo è stato nuovamente operato due mesi dopo aver subìto un intervento, per rimuovere una pinza lasciata nell'addome. In quel caso, lo strumento 'dimenticato' nel corpo del paziente era una 'pinza di Kocer' da 18 centimetri, scoperta perché l'uomo continuava ad essere sofferente anche a distanza di molto tempo. In quella vicenda erano state citate in giudizio nove persone tra medici, infermieri e ferristi. Stavolta, sono in corso le indagini dei carabinieri dei Nas: si profilerebbe un'evidente negligenza perché in sala operatoria i ferri chirurgici si contano prima e dopo ogni intervento e il conto non può non tornare.
Sull'accaduto, è intervenuto il consigliere regionale dei Verdi, Emilio Borrelli che è pronto a chiedere sanzioni disciplinari molto severe se l’attività investigativa dovesse effettivamente evidenziare condotte penalmente rilevanti da parte del personale medico e infermieristico. "Non è accettabile che una paziente veda messa a rischio la propria salute dopo essersi affidata alle cure del sistema sanitario", ha detto Borrelli.