È arrivata la drammatica svolta nelle ricerche del piccolo Gioele. Dopo 16 giorni di ricerche del bambino di quattro anni, scomparso con la mamma Viviana Parisi, un ex carabiniere, che stava partecipando alle ricerche nei boschi di Caronia, ha trovato resti di un bimbo di tre-quattro anni.
Si tratta della stessa zona dove lo scorso 8 agosto era stato trovato il corpo della mamma.
I resti sono stati trovati proprio nel giorno in cui il papà di Gioele, Daniele Mondello, aveva chiamato a raccolta volontari per fare ricerche in proprio, parallele a quelle ufficiali, autorizzate dalla Procura di Patti.
Gioele, il ritrovamento
Oggi, dopo le 10 di una mattina torrida, Pino Di Bello, carabiniere in congedo di Capo d'Orlando, ha allertato gli inquirenti. Mentre con l'amico Francesco Radici e i volontari che da giorni affiancano vigili del fuoco, forestali e poliziotti partecipava alle ricerche di Gioele, ha scoperto resti ossei compatibili con quelli del bambino e ha dato l'allarme.
"L'ho trovato dove gli altri non lo hanno cercato", ha detto Di Bello che ha spiegato di aver fatto il ritrovamento alle 10 e 28. "È stato straziante vedere quel tronco di bambino senza arti, con un pezzetto di femore e null'altro", ha detto un soccorritore. A questo ritrovamento è seguito quello di altre parti di un corpo smembrato, brandelli d'indumenti, la testa di un bambino in decomposizione.
Il ritrovamento è avvenuto in contrada Sorba, a circa 700 metri di distanza dal traliccio ai piedi del quale è stato scoperto il corpo senza vita di Viviana. I resti del bambino sarebbero stati straziati da animali selvatici che li avrebbero trascinati, di recente, in più punti tra cui una fitta radura.
Il carabiniere in pensione ha usato un falcetto per farsi strada nella vegetazione. I resti erano a 200 metri dalla piazzola sull'autostrada Messina-Palermo in cui il 3 agosto Viviana Parisi aveva abbandonato la sua auto dopo aver avuto un incidente con un furgone degli operai della manutenzione stradale e sconvolta, secondo il racconto di testimoni, aveva scavalcato il guardrail con in braccio Gioele, non ferito e con gli occhi aperti, per scomparire nelle campagne.
Gioele, gli inquirenti sul posto
Gli inquirenti hanno trascorso molto tempo stamattina sulla macabra collina di Caronia. Il procuratore Angelo Cavallo che conduce l'indagine, dopo un sopralluogo di quasi cinque ore, ha precisato che per il momento non è possibile dare risposte definitive, ma che i resti trovati sono compatibili con quelli di Gioele.
Serviranno accertamenti medico-legali e l'esame del Dna per avere la conferma definitiva. "Abbiamo sempre pensato che il bimbo fosse qui, per questo abbiamo continuato e insistito con le ricerche da queste parti", ha detto il procuratore. Ai giornalisti che lo sollecitavano, il magistrato, che ha espresso il cordoglio alla famiglia, ha detto che perdono quota piste riconducibili proprio ai familiari e che l'indagine prosegue per andare a fondo di questa triste storia.
Sul posto anche il medico legale, Elvira Spagnolo, che ha già eseguito l'autopsia sul corpo di Viviana Parisi, e la polizia scientifica. Quattro uomini della Scientifica hanno portato una bara: i resti rinvenuti sono stati adagiati all'interno per essere trasportati all'Istituto di Medicina legale di Messina dove verranno svolti autopsia ed esame del Dna.
La scoperta è avvenuta dopo 16 giorni di angoscia e di ricerche ininterrotte, con oltre 70 uomini impegnati sul territorio con droni ed unità cinofile a cui, da stamattina si erano aggiunti Esercito ed altri volontari.
Gioele, il papà: 'Viviana non lo avrebbe mai ucciso'
Sul posto c'erano anche i familiari: Daniele Mondello, il papà di Gioele, e con lui la sorella Mariella, Letterio, il nonno paterno del bambino e la moglie. Daniele stamattina aveva ripercorso lo stesso sentiero sterrato su cui il 3 agosto avrebbe camminato sua moglie con il figlio in braccio, dal guardrail autostradale al traliccio dell'alta tensione. L'uomo ha detto e ripetuto che Viviana non avrebbe mai ucciso suo figlio e non crede assolutamente all'ipotesi di un omicidio-suicidio.
Quella mattina, prima che la moglie uscisse con Gioele dall'abitazione coniugale di Venetico, erano stati tutti e tre insieme a fare colazione. A lui, come agli altri familiari sembrava che Viviana si fosse ripresa. Dei disturbi psichici, manie di persecuzione e deliri mistici che si erano manifestati durante il lockdown e per cui era stata ricoverata il 17 marzo dall'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, sembrava non essersi traccia. Nel cruscotto dell'auto, però, la dj custodiva un certificato medico, rilasciato proprio dall'ospedale, che attesta problemi di salute. "Quella mattina Viviana stava benissimo", ha detto Daniele pietrificato dal dolore.