Alberto Genovese è stato raggiunto in carcere da un nuovo ordine di cattura. Non solo il gip Tommaso Perna non gli ha concesso gli arresti domiciliari richiesti dai suoi legali per disintossicarsi dalla droga, ma all'imprenditore ieri, 25 febbraio, è stata notificata una seconda ordinanza di custodia cautelare presso la casa circondariale milanese di San Vittore.
Genovese è recluso dallo scorso 6 novembre perché avrebbe stordito con la droga e molestato una 18enne.
Ora la Procura gli contesta un altro presunto episodio a scapito di una 23enne. Il gip ha invece respinto la richiesta di arresto per altri sei presunti abusi nei confronti di due ragazze che sono apparse anche in tv: episodi per cui saranno necessari approfondimenti.
Genovese, contro di lui nuove accuse
Stavolta l'imprenditore 43enne dovrà rispondere di violenza e cessione di droga. Avrebbe abusato di una ragazza lo scorso 10 luglio, a villa Lolita, la residenza extralusso affittata per una vacanza da sogno a Ibiza a cui partecipavano anche molte ragazze. Nell'ordinanza firmata dal gip Perna, si legge che "con violenza e abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica", Genovese avrebbe costretto la 23enne "a subire abusi".
Ci sarebbe stata la compartecipazione della fidanzata di Genovese, Sarah Borruso, indagata ma non raggiunta da alcuna misura cautelare. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, coordinate dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, sembrano aggiungere nuovi capitoli a una storia che implicherebbe più vittime e più scenari, principalmente Milano, Ibiza e Mikonos.
La 23enne aveva sporto denuncia già prima dell'arresto dell'imprenditore con l'accusa di aver sequestrato una 18enne che sarebbe stata abusata la notte tra il 10 e l'11 ottobre scorsi durante un festino nel suo attico milanese a due passi dal Duomo. I fatti denunciati dalla ragazza si sarebbero svolti in modalità non dissimile da quelli concernenti la denuncia della 18enne.
Con la complicità della fidanzata, Genovese avrebbe dato alla sua vittima un mix di sostanze stupefacenti, cocaina e ketamina, fino a provocarle uno stato di alterazione del livello di coscienza. A seguire, dopo averla condotta nella sua camera da letto e averle offerto ancora droga, avrebbe abusato più volte della ragazza. Secondo il racconto di un pr che era tra gli organizzatori delle feste a Milano come a Ibiza, la 23enne sarebbe stata portata via da quella stanza sorretta dai due indagati in condizioni estreme: incapace di reggersi sulle sue gambe e sanguinante. Tutti gli ospiti di villa Lolita sarebbero stati a conoscenza dello strano malore dellla ragazza dopo una notte con Genovese.
Per Genovese niente domiciliari
Nei giorni scorsi, la difesa di Genovese ha presentato un'istanza di scarcerazione chiedendo per l'assistito gli arresti domiciliari e il trasferimento in una clinica di Como per disintossicarsi dalla cocaina. La richiesta è stata respinta dal gip. I difensori, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, nell'istanza hanno evidenziato che il 43enne sarebbe depresso e soffrirebbe la sua tossicodipendenza, problema ammesso da Genovese nel corso degli interrogatori. Per i legali, la permanenza in carcere lo esporrebbe al rischio di suicidio.
L'indagato è seguito e curato dal servizio psicologico del carcere di San Vittore che in una relazione fa un altro quadro della situazione: il 43enne non avrebbe patologie, nemmeno legate all'uso di cocaina.
Avrebbe sintomi di depressione, ma non una "patologia psichiatrica maggiore". Inoltre nel documento si fa presente che Genovese, prima di finire in carcere, non ha mai avuto alcun contatto con i servizi di assistenza alla tossicodipendenza.
Genovese, 'assoluto disprezzo per la vita umana'
"Una spinta antisociale elevatissima e un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne": questi, secondo il gip Perna, i tratti peculiari di Genovese che farebbero di lui una personalità "altamente pericolosa". Lo dimostrebbe il fatto che avrebbe posto in essere una stessa condotta criminale a Milano come a Ibiza. Da ciò, il convincimento del giudice che, se rimesso in libertà, potrebbe compiere reati della stessa specie.
Dalle analisi delle chat dell'imprenditore, per il gip Perna si manifesta "un preoccupante maschilismo e un carattere prevaricatore, connotato da totale mancanza di rispetto verso il genere femminile”. Tra i messaggi inviati agli amici, in uno Genovese dice: ”Ogni tanto mi vengono dei momenti di senso di colpa, per cui prendo in considerazione di essere meno un animale”. La sua strategia predatoria sarebbe denunciata da frasi come: "Ma chi le vuole quelle che non si drogano?", che non è sfuggita all'attenzione del gip.