In un momento di pesante crisi come quello attuale, con centinaia di migliaia di cittadini che hanno perso il proprio posto di lavoro o si vedono costretti a tenere chiuse le proprie attività a causa della pandemia, quanto è emerso a Catania non poteva che suscitare delle polemiche. Si tratta dei compensi guadagnati da alcune decine di medici che hanno prestato servizio nella task force istituita dal Commissario regionale Anti-covid Pino Liberti per fronteggiare l'emergenza. Professionisti che, in molti casi, hanno lavorato incessantemente dalla mattina alla sera, arrivando in certi casi a fatturare compensi fino a 27mila euro al mese.

Hanno fatto moltissime ore di straordinario

I maxi compensi di alcuni medici sono maturati poiché hanno lavorato fino a 14 ore al giorno, con una tariffa oraria che oscilla tra i 40 e i 60 euro lordi, in base alla specializzazione del professionista. Conti alla mano, prestando servizio per quel numero di ore per cinque giorni, il conto settimanale può superare i 4mila euro, che in un mese sono 16mila euro. Cifre raggiunte da decine di professionisti che, in alcuni casi sono, arrivati a fatturare anche molto di più.

Un medico in un mese è arrivato a fatturare la ragguardevole cifra di 27mila euro lordi, più di alte cariche istituzionali come hanno fatto notare alcuni: per ottenerlo ha fatturato 15 ore di lavoro al giorno, sette giorni su sette.

Numeri che istintivamente possono fare pensare a possibili abusi, ma questa eventualità è stata scartata. Il professionista in questione infatti ha prestato servizio in aeroporto, dunque la sua presenza e il suo orario di lavoro erano facilmente certificabili. Il medico stacanovista aveva il compito di fare tamponi ai passeggeri dell'aeroporto e il suo turno di lavoro si estendeva dal primo volo dell'alba fino all'ultimo volo della sera.

Cifre guadagnate lavorando duramente, ma che fanno comunque scalpore.

L'organico dei medici è sottodimensionato

Il commissario regionale Covid Pino Liberti ha spiegato che la grande mole di straordinari svolta dai professionisti è da imputare alle carenze di organico. Mancano i medici, e solo quando ne saranno stati assunti di nuovi sarà possibile ridurre il monte ore dei singoli, organizzando dei turni che attualmente non potrebbero essere coperti.

Evitare il ricorso al lavoro straordinario costringerebbe a chiudere servizi essenziali come i drive-in per effettuare tamponi.

Limiti agli straordinari

Se nei mesi di piena emergenza appariva normale che il personale delle Usca lavorasse molte più ore di quanto previsto dal contratto, all'allentamento della pressione sulle strutture sanitarie certe rendicontazioni con monti ore elevati sono apparse innaturali, una circostanza che ha alimentato malumori tra molti medici che lavorano negli ospedali. Eventuali eccessi sono considerati "casi isolati". Tuttavia all'inizio di questo mese una circolare firmata del direttore del dipartimento Attività territoriali e del direttore dell’unità Cure primarie ha sollecitato i direttori dei distretti sanitari e il personale medico delle Usca ad attenersi al contratto, che prevede per alcuni 12 ore e per altri 24 ore settimanali.

È stato introdotto un limite anche per il lavoro dei medici che prestano servizio con contratto di lavoro autonomo, presentando cioè fattura. Per loro è previsto un tetto di 36 ore settimanali, ma in caso di necessità sono previste deroghe, per fare in modo di garantire i servizi necessari.