Federico Ciontoli passa al contrattacco. Come noto, il giovane è imputato insieme ai familiari nel processo per il delitto di Marco Vannini, ucciso in circostanze mai del tutto chiarite a Ladispoli nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, presumibilmente per un colpo di pistola sparato da Antonio Ciontoli, padre della sua fidanzata Martina e di Federico. Da qualche settimana il ragazzo ha aperto un profilo su Facebook, con la dichiarata intenzione di fornire pubblicamente la propria versione dei fatti e rispondere in qualche modo al clamore mediatico sulla vicenda, da tempo al centro di numerose trasmissioni televisive.

Ciontoli nelle scorse ore ha pubblicato un video in cui spiega come i suoi legali gli abbiano riferito che la prossima udienza in Cassazione è fissata per il 3 maggio. Il giovane nel filmato ammette che riteneva che il processo si sarebbe svolto più in là nel tempo e si augura che il tutto possa proseguire senza le pressioni dei vari media e della politica. Quindi, nelle prossime settimane, userà i social per difendersi e chiarire alcuni punti della vicenda che lo riguardano direttamente.

Fedrico Ciontoli userà i social per difendersi dalle accuse

“Pensavo di avere più tempo”, spiega Federico Ciontoli nel suo messaggio, anticipando che userà Facebook per occuparsi di tutti quegli aspetti relativi alla morte di Marco Vannini di cui non ha mai avuto la forza di parlare in pubblico.

Poi è arrivata la rivelazione: “Tra due o tre settimane pubblicherò una diretta o un video per chiarire i punti critici, per i quali esiste una spiegazione”, afferma il giovane, aggiungendo di avere lavorato nell’ultimo periodo anche su “una delle strumentalizzazioni” che i programmi televisivi avrebbero compiuto nei suoi riguardi. Ciontoli punta quindi a dimostrare come certe operazioni mediatiche possano influenzare le opinioni della gente, a suo dire in modo completamente sbagliato. Non resta che attendere i prossimi giorni per scoprire a cosa si riferisca il giovane in questo suo primo filmato.

Tutta la famiglia Ciontoli è stata condannata per la morte di Marco Vannini

Al temine del processo d’Appello per la scomparsa di Marco Vannini, tutti i componenti della famiglia Ciontoli sono stati condannati per il delitto del ragazzo.

In particolare ad Antonio Ciontoli il giudice ha inflitto una pena di 14 anni, per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre alla moglie Maria e ai figli Martina e Federico sono stati dati nove anni e quattro mesi, per concorso anomalo in omicidio. I difensori dei Ciontoli, letta la sentenza, hanno presentato due distinti ricorsi, uno per Antonio e l’altro per i familiari. Nelle circa 80 pagine di incartamenti prodotti dagli avvocati, questi ultimi chiedono di verificare la legittimità costituzionale dei reati contestati ai loro assistiti.

La sentenza della Corte d’Appello bis sul decesso di Marco Vannini

Le motivazioni contenute nella sentenza della Corte d'Appello bis purtroppo non hanno risolto tutti i dubbi su ciò che è avvenuto quella tragica notte nella casa dei Ciontoli: secondo i giudici nessuno potrà mai sapere l’esatta dinamica dei fatti all’interno di quelle mura.

L’unica cosa certa è che Marco è morto per un colpo di pistola sparato mentre si trovava in quell’abitazione. Purtroppo, per i giudici, le indagini sono state condotte fin dall’inizio in modo lacunoso, tanto che la villetta di Ladispoli, teatro del delitto, non è stata mai sequestrata, così come i vestiti che Marco indossava quella sera. Quindi le inchieste, pur chiarendo le responsabilità per la morte del ragazzo, non hanno mai potuto fare luce su tutti i particolari di questa storia.