La produzione di vaccini anti Covid-19 è in netto ritardo rispetto a quanto pattuito tra le case farmaceutiche e l'Unione Europea. Ma questo non è l'unico ostacolo che l'UE si ritrova a superare per uscire dalla pandemia.
Per cercare di velocizzare i tempi, Unione Europea e Stati Uniti hanno raggiunto stamattina l'intesa per la collaborazione nella produzione di vaccini anti Covid-19.
Il Commissario europeo all'industria, Thierry Breton, e il Coordinatore della task force sul Coronavirus degli Stati Uniti, Jeffrey Zients, si sono incontrati in videoconferenza per concordare la cooperazione per "garantire il regolare funzionamento della catena di approvvigionamento industriale per la produzione di vaccini".
Una buona notizia, mentre in Europa i ritardi nelle vaccinazioni stanno causando malcontento e contribuiscono a complicare la situazione, così come il rischio di un lockdown più serrato in Italia. Questa mattina, infatti, il Presidente Draghi ha convocato d'urgenza il Cts, che ha raccomandato di rendere automatico il passaggio a zona rossa in caso di superamento della "soglia critica".
La cooperazione nella lotta al Covid-19
Lo sviluppo dei vaccini anti Covid-19 non ha precedenti. La cooperazione nella ricerca ha permesso di sviluppare numerosi vaccini, finanziati da miliardi di denaro pubblico, in pochissimo tempo. Se normalmente ci vogliono 10 anni per un vaccino, questa volta c'è voluto poco meno di un anno.
Ma questo non significa che trovato il vaccino si potrà tornare alla normalità. C'è bisogno di produrre dosi su scala mondiale. Perchè il vero problema di una pandemia è che non basta vaccinare un Paese. Bisogna vaccinare tutti per far scomparire il virus, possibilmente nel minor tempo possibile, visti i danni che il SARS-CoV 2 ha causato alla società.
Produrre vaccini in Europa
In Europa esistono oltre 27 siti di produzione di vaccini (manifattura e confezionamento) in 11 Stati membri. Il Vecchio Continente è il maggiore produttore al mondo: il 76% della produzione mondiale di vaccini avviene infatti in Europa.
Tuttavia, ogni vaccino è diverso e quelli anti Covid-19 sono estremamente innovativi. Per ognuno, servono tecnologie procedure, strutture e conoscenze apposite. In particolare, i vaccini statunitensi di Pfeizer e Moderna sono prodotti rivestendo di una miscela di lipidi un pezzo del codice genetico del Coronavirus (mRNA).
AstraZeneca e Johnson&Johnson, invece, utilizzano un sistema diverso. Inseriscono un virus dell'influenza innocuo, che "contrabbandi" la proteina spike del Coronavirus nel corpo e ci permetta di sviluppare anticorpi.
Questo significa una catena di produzione completamente differente da Pfizer e Moderna.
Le case farmaceutiche hanno annunciato di star lavorando alla soluzione, ma ci sono comunque dei tempi tecnici da rispettare. In ogni caso, la collaborazione transoceanica per la catena di approvvigionamento potrebbe facilitare alcuni passaggi. Il tutto si collega strettamente alla logistica, all'adeguatezza delle infrastrutture e alla velocità dei trasporti che ha mostrato le sue lacune in alcune parti d'Europa.
La questione dei brevetti
Un'altra ragione per la quale la produzione va a rilento, rispetto a quanto annunciato negli ultimi mesi del 2020, riguarda i brevetti. Il brevetto permette la tutela della proprietà intellettuale.
Chiunque crei qualcosa per primo può brevettarlo e trarre profitto da chiunque voglia utilizzare la sua invenzione. Il brevetto permette di accertare la paternità di un'idea e al suo creatore di sfruttarla come meglio crede.
Anche i vaccini sono sotto brevetto e le case farmaceutiche se li tengono ben stretti. La Commissione europea aveva già affrontato questo discorso agli inizi di febbraio 2021, sottolineando come la condivisione del "know-how", ossia le conoscenze riguardanti la produzione dei vaccini, dovesse essere su base volontaria tramite degli accordi di licenza. In pratica, il brevetto rimane alla casa madre, ma altri laboratori possono produrre il vaccino solo se questa concede loro di farlo.
Mancano i piani vaccinali
Un altro fattore che incide sulla velocità di vaccinazione, sono i piani vaccinali. Ogni Paese ha il dovere di stabilire un piano vaccinale che stabilisca le modalità di somministrazione del vaccino alla popolazione. Non tutti sono riusciti a farlo, tra problemi organizzativi, malfunzionamenti e carenze di personale. Il risultato sono milioni di dosi non somministrate e accantonate nei magazzini.