La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo sul caso di Malika Chalhy. La 22enne di Castelfiorentino è al centro delle cronache locali e nazionali: ha raccontato di essere stata cacciata di casa dai genitori dopo aver fatto coming out, rivelando ai genitori di amare una ragazza. Alla condanna per le sue scelte di vita, i genitori e il fratello avrebbero fatto seguire ripetute minacce.

Gli inquirenti ipotizzano il reato di violenza privata.

Firenze, in Procura il caso di omofobia in famiglia

Del caso di omofobia in famiglia si sta occupando la Procura di Firenze. Il pubblico ministero Giovanni Solinas ha incaricato i carabinieri di Empoli di fare accertamenti. Con la registrazione di decine di messaggi vocali di sua madre, lo scorso 19 gennaio, Malika Chalhy è andata a denunciare i genitori. Poi, ha portato la sua storia alla ribalta mediatica con una video-intervista concessa a Fanpage. I suoi le avrebbero detto: "Se torni ti ammazziamo, meglio 50 anni di carcere che una figlia lesbica”.

Da tre mesi, la ragazza non ha più un tetto, non sarebbe più potuta tornare a casa a recuperare almeno i vestiti perché sarebbe stata cambiata la serratura. Sostiene di avere paura perché fino a Pasqua avrebbe continuato a ricevere minacce, soprattutto da parte del fratello. "Vieni qui che ti taglio la gola", le avrebbe detto. Sua madre la considererebbe morta, il nonno non risponderebbe più alle sue telefonate. "Ti auguro il cancro", "ti strappo il cuore dal petto se ti incontro per strada", "non ti avvicinare a Castelfiorentino perché ti ammazziamo", sarebbero alcune delle frasi con cui i parenti l'avrebbero minacciata. Scossa, la ragazza sostiene che non è lei a doversi vergognare e a non essere normale.

Ritiene che non sia normale picchiare o insultare un figlio per quello che è o sceglie di essere, "prendersela con qualcuno solo perché è omosessuale". Con la sua storia, vuole essere d'esempio e dare speranza a persone "che non hanno il coraggio di ammettere a se stesse o alle persone vicine chi sono realmente".

Solidarietà anche vip e risposta politica

A Castelfiorentino, comune a una quarantina chilometri da Firenze, in molti solidarizzano con la ragazza, a cominciare dal sindaco Alessio Falorni che in una diretta Facebook ha detto: "Anche se è molto delicato entrare nelle faccende relative alle famiglie, però ci sono delle questioni di civiltà sulle quali non si può transigere". Il sindaco non conosceva la storia di Malika prima che si facesse intervistare e si è impegnato ad aiutare la sua concittadina.

Tra le iniziative di solidarietà, Yasmine, una cugina di Malika, ha avviato una raccolta fondi su una piattaforma per pagare lo psicologo che sta seguendo la 22enne, oltre alle spese legali. Sta avendo un grande riscontro, anche grazie al supporto di Fedez, Mahmood ed Elodie che dai loro profili social hanno invitato a partecipare alla sottoscrizione. In poche ore, la campagna ha raccolto oltre 27mila euro. Malika ha ringraziato, invitando tutti a non usare parole offensive verso i suoi genitori "per quanto siano anche comprensibili"

Si è mobilitata l'assessora alle Pari opportunità della Regione Toscana, Alessandra Nardini, commentando la vicenda di Malika: "Ormai è irrimandabile l’approvazione del disegno di legge Zan".

Contro l'omotransfobia, è da mesi fermo in Senato. Al momento, in Italia non ci sono leggi che tutelino penalmente le vittime di odio omotransfobico.

Versioni dei fatti differenti

Malika ha riferito che tramite i carabinieri si è presentata sotto casa per riavere almeno i suoi vestiti. Sua mamma, rivolgendosi alle forze dell'ordine, avrebbe risposto di non conoscerla e di non sapere cosa volesse da lei. La ragazza si è sentita sprofondare per la seconda volta in pochi giorni.

Intervistata da La Nazione, la mamma ha dato una versione dei fatti differenti. Non avrebbe messo alla porta la figlia, pur non condividendone le scelte. Il messaggio riportato in un video sarebbe l'ultimo di 19 vocali da lei mandati per sfogarsi.

"Mi rendo conto di aver detto parole forti, una reazioni di pancia dopo aver letto la lettera che mi ha fatto ritrovare". La figlia le avrebbe teso un tranello, senza neanche avere il coraggio di guardarla in faccia per dirle una verità, comunque per lei difficile da accettare. Inizialmente, avrebbe cercato d'essere comprensiva, ma Malika sarebbe scomparsa non rispondendo ai suoi messaggi. Si sarebbe presentata con alcuni amici per riprendere le sue cose e avrebbero tentato di sfondare la porta, facendo spaventare i vicini di casa. La donna non ammette che la vicenda sia stata resa pubblica. Dopo aver visto l'intervista con la sua voce riprodotta nei messaggi inviati alla figlia, è andata dai carabinieri e ha sporto denuncia.