"Noi non sappiamo esattamente chi ha preso Denise Pipitone, secondo la mia ipotesi più persone hanno collaborato al sequestro e ci sono stati più passaggi di mano della bambina". A dirlo, è la giudice Maria Angioni che oggi in tv ha esplicitato l'idea che si è fatta sul rapimento di Denise Pipitone avvenuto il 1 settembre 2004. L'ex pm si occupò del caso, a un mese dalla scomparsa della bambina, dall'ottobre 2004 fino a luglio 2005.

È stata intervistata sia a Mattino Cinque che a Storie Italiane. Ritiene che ci siano stati due gruppi di persone, da lei definite buone e cattive, implicate nei fatti.

Denise Pipitone, utile la risonanza mediatica

"Alcuni in questi giorni hanno protestato che si facciano trasmissioni televisive e si parli del caso di Denise. Le trasmissioni sono utili perché anche grazie alle trasmissioni facciamo chiarezza perché questo è un caso complicato in cui bisogna molto pensare", ha detto la giudice riferendosi alle polemiche che suscitano i nuovi sviluppi della vicenda. Angioni ha raccontato che quando indagava, tutti i sospetti delle forze dell'ordine erano concentrati su Jessica Pulizzi.

"Ma io non ho fatto nessuna ordinanza cautelare contro di lei perché non ero convinta e ho cercato di allargare le indagini come si deve fare". Troppo semplice, insomma, per l'ex pm, la ricostruzione basata su un unico responsabile: "Non è che me la prendo con Jessica Pulizzi, non è il caso come di Cogne dove il bambino era morto, qui abbiamo una bambina che secondo me può essere viva e quindi noi abbiamo il dovere giuridico e morale di cercare una bambina e allora qualuque contributo alle indagini è indispensabile".

'Un gruppo voleva farle male, un altro proteggerla'

La giudice ha rivelato che all'inizio del caso non aveva capito molto, poi ha maturato l'ipotesi che ci siano stati due gruppi di persone, appartenenti alla scena famigliare o amicale, "buone e cattive" che sarebbero state coinvolte nella scomparsa di Denise Pipitone.

Ci sarebbero state figure da lei chiamate "sentinelle" che avrebbero controllato Mazara del Vallo, non necessariamente per conto della mafia, ma comunque associate "a qualcosa che non è lo stato: qualcuno non può non aver visto le prime scene del rapimento". Non diversamente da quanto sostiene Giacomo Frazzitta, l'avvocato di Piera Maggio, il caso andrebbe studiato ben oltre le figure di Anna Corona e Jessica Pulizzi. "Se questa bambina è stata presa da persone mosse da passione, da rabbia da odio, è possibile che ci siano state sentinelle che abbiano mandato il messaggio ad altre persone che l'abbiano prelevata perché era in pericolo e l'avrebbero posta al sicuro". Tutti avrebbero preso in giro le forze dell'ordine, ma solo con una ricostruzione complessa si spiegherebbe perché tanta gente avrebbe tenuto comportamenti sospetti sulla scena del crimine.

Sulla lettera anonima giunta mercoledì scorso a Frazzitta, Angioni ha detto: "Non ne so niente, ma avviso un rischio di depistaggi". Gli inquirenti sarebbero stati presi in giro in vari modi, anche facendo convergere tutte le responsabilità e gli indizi su Anna Corona e Jessica Pulizzi che avevano sbandierato il loro odio per Piera Maggio e la bambina. Il rapimento, invece, sarebbe stato organizzato da professionisti, studiato nei minimi dettagli. "Ritengo che la bambina sia viva e che tutti coloro che hanno detto che è morta, l'abbiano fatto per fare cessare le indagini", ha chiarito Angioni.

Il testimone sordomuto sarebbe stato attendibile

Per la giudice, Battista Della Chiave, il sordomuto morto nel 2015, sarebbe stato un testimone da valorizzare perché attendibile.

Avrebbe detto cose molto credibili. Non avrebbe avuto il tempo di prepararsi quando l'avvocato Frazzitta, nel corso di indagini personali, il 13 marzo 2005 andò da lui per capire chi avesse fatto la telefonata dal magazzino di via Rieti a Mazara, alle 12 e 17, alla mamma di Anna Corona nel giorno della scomparsa di Denise. Una telefonata collegata al sequestro. L'uomo, in maniera spontanea, avrebbe raccontato dettagli precisi, riferendo di aver dato da mangiare alla bambina che avrebbe avuto freddo, poi si sarebbe addormentata. Avrebbe specificato anche come fosse vestita. Suo nipote 'Peppe' l'avrebbe presa.

In questa vicenda tanto complicata in cui per la giudice ognuno della famiglia allargata ha fatto qualcosa di sospetto, Della Chiave sarebbe stato l'unico a restituire un pezzetto di verità.

"Non sappiamo esattamente chi ha preso la bambina, secondo la mia ipotesi più persone". Dalla barca a remi descritta dal sordomuto, sarebbe stata messa in una barca più grande, portata via per sempre da un intrigo che da 17 anni attende d'essere sbrogliato.