Si chiama Luigi Oste, ha 62 anni, è originario di un paesino in provincia di Enna ma da tempo risiede a Torino nel quartiere di Falchera, il presunto assassino di Massimo Melis. L’operatore della Croce Verde, di origini sarde, è stato ucciso nella serata di domenica 31 ottobre con un colpo di arma da fuoco alla testa all’interno della sua auto mentre fumava una sigaretta in via Gottardo, a Torino.
Il corpo senza vita della vittima è stato ritrovato nel pomeriggio di lunedì da un passante. Questa mattina, 6 novembre, nella chiesa Sant’Antonio da Padova di Torino si sono svolti i funerali dell'operatore. Il movente del delitto – secondo gli inquirenti – sarebbe stato la gelosia del presunto assassino. L’uomo infatti si era invaghito della donna che, la sera del delitto, la vittima aveva accompagnato a casa. Persona con la quale Melis aveva avuto una relazione, da tempo finita, ma con la quale era rimasto in ottimi rapporti. Luigi Oste - sempre respinto dalla donna – pensava che Melis fosse il suo amante ma così non era.
Un omicidio d’impeto
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Luigi Oste e la donna si conoscevano dallo scorso mese di luglio. L’uomo infatti aveva iniziato a lavorare per il bar “L’Angelo Azzurro”, in Corso Vercelli. Mentre lei, insieme alla madre, è la titolare di un altro bar, proprio a due passi dal locale in cui il presunto assassino collaborava. Oste si era invaghito della donna che però l’avrebbe sempre respinto. E sarebbe proprio questa la scintilla che avrebbe spinto il presunto assassino a uccidere il “rivale”. Melis e Oste si conoscevano soltanto perché frequentavano lo stesso bar ma – assicurano gli inquirenti – prima di domenica non avevano mai avuto screzi tra di loro. Probabilmente proprio la mattina del giorno dell’omicidio Oste avrebbe minacciato Melis.
Il presunto assassino, tra l’altro, è un volto conosciuto alle forze dell’ordine. Ha infatti precedenti per traffico di sostanze stupefacenti e per diversi reati che dimostrano la sua indole violenta. Nel mese di giugno l’uomo era finito in carcere per resistenza e lesioni. Aveva aggredito le forze dell’ordine dopo un incidente stradale. Durante l’interrogatorio di fronte al pubblico ministero Chiara Canepa, titolare dell’inchiesta, l'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I funerali della vittima
“La vita di Massimo è stata spenta da un gesto insensato, folle e crudele”. Sono le parole del frate che questa mattina ha celebrato il funerale dell’operatore di origini sarde. Proprio nella chiesa di Sant’Antonio da Padova dove la vittima, da bambino, faceva il chierichetto.
Al funerale hanno partecipato tantissimi colleghi della Croce Verde di Torino che hanno ricordato la bontà del loro collega: “Una morte assurda e inspiegabile – hanno assicurato – abbiamo perso un amico e un operatore di pace. Una persona sempre allegra che non negava mai un sorriso a nessuno. Era sempre a disposizione di chi ne aveva bisogno”. Alla fine della celebrazione funebre un’amica della vittima ha letto un messaggio scritto dalla sorella di Massimo Melis: “Visto che lo sai fare adesso colora il mondo fratello, la tua casa è sempre stata il tutto”. Un messaggio di cordoglio seguito dal rumore delle sirene delle ambulanze della Croce Verde.