Prosegue il processo per il delitto di Serena Mollicone, uccisa in provincia di Frosinone nel 2001. Franco Mottola, ex comandante dei carabinieri di Arce, in provincia di Frosinone, avrebbe depistato le indagini relative all'omicidio di Serena: a esserne convinta non è solo l'accusa, ma anche il luogotenente del Nucleo Investigativo di Frosinone, Massimo Polletta. L'investigatore dell’Arma, venerdì 10 dicembre, ha ricostruito nell’aula di Corte d’Assise di Cassino le primissime battute dell'inchiesta sulla scomparsa e sulla morte di Serena Mollicone.
La ragazza, appena 18enne all'epoca, scomparve da Arce il 1º giugno 2001 e venne ritrovata senza vita, due giorni più tardi, nella vicina Fontana Liri.
La scomparsa di Serena Mollicone e i presunti tentativi di depistaggio
Serena Mollicone, studentessa del liceo socio-psico-pedagogico "Vincenzo Gioberti" di Sora scomparve nel pomeriggio di venerdì 1 giugno 2001. Il padre ne denunciò subito la scomparsa e, come da protocollo, iniziarono le ricerche.
Il luogotenente Massimo Polletta, ha ripercorso le primissime fasi del caso di Cronaca Nera, nel corso del processo sul delitto della 18enne di Arce e sul ruolo del maresciallo Franco Mottola, indagato, con moglie e figlio, per omicidio volontario e occultamento di cadavere,
Secondo l'investigatore dell'Arma in quei momenti il maresciallo Mottola avrebbe approfittato della sua posizione di comando per indirizzare, prima le ricerche e poi i necessari accertamenti, su alcune "false piste" arrivando, così a mettere in atto alcuni tentativi di depistaggio.
Ad esempio il militare imputato avrebbe collocato un avvistamento della 18enne nei pressi di un bar nei pressi di Arce. Secondo altri testimoni, invece, Serena sarebbe stata davanti al locale, in compagnia di un coetaneo, al mattino.
La falsificazione degli ordini di servizio e le intercettazioni mancate
Polletta, in aula, ha anche riferito in merito al brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, e al collega Vincenzo Quatrale, sospettati di aver falsificato gli ordini di servizio in maniera tale da far figurare che la mattina in cui Serena si presentò in caserma non fossero in servizio.
Durante il dibattimento processuale sarebbe anche emerso che per anni, gli investigatori, indagarono sul maresciallo e su altri colleghi.
Addirittura, gli inquirenti provarono, senza successo, a intercettare gli indagati. Ad esempio, venne messa una microspia nell'auto di Quatrale, ma la cimice venne individuata dopo solo quattro giorni.
"Per mettere una cimice nell'auto del maresciallo Mottola - ha ricordato Polletta - lo invitammo in caserma a Teano (suo paese Natale, ndr), ma improvvisamente uscì e colse tecnici e colleghi sul fatto".