Un odiatore dei ciclisti che, sui propri profili social, ha invocato alla violenza: questa è l'accusa di cui deve rispondere un uomo originario della provincia di Prato che aveva scritto ''investire un ciclista per educarne cento''. L'uomo è stato infatti denunciato da Marco Cavorso, dirigente dell'Accpi (Associazione corridori ciclisti professionisti italiani) per il quale è referente per la sicurezza.

Cavorso, nelle ultime ore, è stato sentito come testimone presso il Tribunale di Pistoia.

'Comportamento inaccettabile in una società civile'

Cavorso, durante l'udienza, ha ribadito la gravità delle affermazioni arrivate da parte dell'hater. In particolare, il dirigente dell'Accpi ha sottolineato come il comportamento dell'indagato sia stato di una ''violenza e portata sociale assurda'', al punto da definirlo ''inaccettabile'' all'interno di una società civile.

Cavorso ha poi spiegato di aver cercato di agire affidandosi ai valori ricevuti da figlio Tommaso, ovvero ''il suo senso della giustizia'' e la sua ''rettitudine morale''.

Cavorso, infatti, ha in passato provato direttamente sulla sua pelle ciò che significa dover affrontare un incidente stradale. Nell'agosto del 2010, infatti, il dirigente ha perso in un sinistro il figlio di soli 13 anni, investito a morte da un furgone che era in quel momento in fase di sorpasso.

Tommaso, quando è morto, era in sella alla propria bici e concentrato ad allenarsi: il giovane, infatti, era un esordiente nell’Aquila di Ponte a Ema. Da all'epoca, per Cavorso, è iniziata una vera e propria crociata sul tema legato alla sicurezza stradale.

La denuncia di Marco Cavorso è per dire basta alle aggressioni verbali

In merito alla denuncia ai danni dell'odiatore, Cavorso si è detto fiducioso del fatto di trovare della condivisione da parte di tutti coloro che hanno a cuore ''il rispetto della vita dei nostri figli sulle strade d'Italia''.

Una battaglia, quella di Marco, che va comunque al di là del singolo hater: l'obiettivo primario, infatti, è quello di mettere un punto a tutte quelle aggressioni verbali che, da un momento all'altro, rischiano di trasformarsi e degenerare in violenza fisica.

La frase che scuote il mondo del ciclismo e per la quale l'odiatore è ora sotto accusa è stata pronunciata nell'oramai lontano 2018. All'epoca, infatti, finì alle cronache una vicenda con protagonisti Kristian Yustre e Daniel Felipe Martinez, ciclista professionistico colombiano. Entrambi finirono a terra a causa dell'urto con uno specchietto di una macchina. Così, per commentare il fatto, l'haters ha scelto di scrivere quelle frasi ora sotto accusa.

Cavorso, infine, ha specificato che il suo interesse ultimo non è legato a questioni economiche. Per questo motivo, qualora l'hater dovesse essere costretto a sborsare dei risarcimenti, questi andranno o all'ospedale Mayer di Firenze o, invece, verranno destinati a dei progetti a favore della sicurezza dei ciclisti.