Non tende a scemare la tensione internazionale che dura ormai da diverse settimane e che vede protagonisti la Russia di Putin da un lato e l’Ucraina con i suoi alleati occidentali dall’altra. Recentemente Biden aveva minacciato lo stop al gasdotto Nord Stream 2 in caso di invasione russa.

Anzi, stando a quanto trapela da Washington, la situazione starebbe rapidamente precipitando, con Mosca che avrebbe ammassato al confine con l'Ucraina – secondo fonti governative statunitensi – uomini e mezzi sufficienti per dar via alla tanto temuta invasione.

Venti di guerra sempre più forti

Venti di guerra che spirano sempre più forti e che, stando a quanto riportato dal settimanale tedesco der Spiegel e dalla Cnn, potrebbero tramutarsi in tempesta già dal prossimo 16 febbraio data che, secondo la Cia, potrebbe segnare l’inizio dell’offensiva militare russa nei confronti dell’Ucraina. Un’ipotesi presa in seria considerazione dal governo americano tanto da averlo indotto ad avvisare i propri alleati europei di tenersi pronti per quella data. In tale ottica, prosegue la Cnn, Washington avrebbe già predisposto l’invio di 3 mila militari in Polonia e diramato un avviso in cui si invitano i propri concittadini presenti sul suolo polacco a lasciare la nazione entro le prossime 48 ore.

Spiragli per un nuovo dialogo

Nonostante una situazione sempre più precaria – al proposito non rincuorano le parole del Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan secondo cui l’offensiva russa inizierebbe con bombardamenti aerei – si prova ancora a intraprendere la strada del dialogo con il presidente americano Joe Biden che – prosegue Sullivan – potrebbe risentirsi telefonicamente con Putin nelle prossime ore.

Nel frattempo anche l'Unione europea si mobilita: al termine di una videoconferenza con gli altri leader del Vecchio Continente, Ursula von der Leyen - presidente della Commissione europea - sottolineando il notevole sforzo diplomatico svolto per convincere la Russia a tornare sui suoi passi, ha anche aggiunto che un'ulteriore aggressione russa porterebbe inevitabilmente all'attuazione di una serie di sanzioni nei confronti di Mosca, condivise da tutti i paesi membri della Ue.

L'incertezza frena i mercati azionari

La delicata situazione al confine russo-ucraino e le istanze economiche che inevitabilmente un eventuale conflitto comporterebbe, si ripercuotono anche sui principali mercati azionari: così se a New York il prezzo del petrolio ha fatto registrare un rialzo del 3,6% attestandosi a 93,10 dollari al barile – al massimo da sette anni a questa parte –, Wall Street segna un deciso ribasso. Come in ogni crisi, inoltre, non mancano le speculazioni, con il rublo e la grivnia ucraina al centro di operazioni di finanza fatte da chi scommette sulle valute dei due paesi belligeranti e su un loro apprezzamento sui mercati nel caso di una riduzione delle tensioni tra Mosca e Kiev.