La lunga caccia durata oltre un anno è finita: Yahya Sinwar, il leader di Hamas, è stato ucciso. Non si è trattato di un’operazione speciale pianificata nei minimi dettagli, ma di uno scontro a fuoco imprevisto, avvenuto mercoledì nel sud di Gaza, a Rafah. Gli uomini della brigata 828 dell’IDF lo hanno trovato quasi per caso, nascosto tra le macerie di un edificio colpito da un tank.

Tra i detriti, la sorpresa: uno dei corpi, ricoperto di polvere, assomigliava fin troppo al famigerato "macellaio di Khan Younis". Il volto, seppur segnato dalla violenza della battaglia, era abbastanza riconoscibile da lasciare pochi dubbi.

Yahya Sinwar riconosciuto grazie a impronte digitali e DNA

Per Israele, il riconoscimento di Sinwar è stato una questione di ore. Gli indizi non mancavano: una lunga detenzione di 22 anni aveva lasciato nella scheda israeliana del leader di Hamas impronte digitali, Dna e ogni dettaglio utile per confermare l’identità. Prima il test dell'arcata dentale, poi i risultati definitivi.

E così, la morte del responsabile del peggior massacro di ebrei dai tempi della Shoah è diventata certezza.

Benyamin Netanyahu annuncia la morte di Yahya Sinwar

In serata, così come riportato dall'ANSA, è stato il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu a prendere la parola per annunciare la fine di una caccia durata un anno e dieci giorni. “Cittadini di Israele, Yahya Sinwar è morto. Il responsabile del massacro più grande del popolo ebraico dalla Shoah, l'arciterrorista che ha ucciso migliaia di israeliani e rapito centinaia di cittadini, è stato ucciso dai nostri eroici soldati. Il conto è stato pagato" ha dichiarato con fermezza Netanyahu, restituendo alla nazione una notizia attesa, sofferta, ma dal peso storico innegabile.

Parole dure rivolte anche ai terroristi della Striscia, a cui il premier ha lanciato un appello inequivocabile: arrendersi e liberare gli ostaggi o affronteranno la stessa sorte di Sinwar. A Gaza, intanto, il messaggio rivolto ai civili è stato chiaro: "Questo è l’inizio del giorno dopo Hamas. È l’opportunità per Gaza di liberarsi dalla tirannia". Ma se da una parte Netanyahu ha parlato di un “colpo grave” inflitto al male, ha anche ricordato che la missione non è ancora finita.

Yahya Sinwar, noto per la sua crudeltà e per aver orchestrato attacchi che hanno segnato profondamente il popolo israeliano, era diventato il volto stesso del terrore nella regione. La sua fine segna un momento simbolico, ma anche operativo, in un conflitto che sembra destinato a rimanere acceso ancora a lungo.

E mentre Israele si confronta con il vuoto lasciato dal leader di Hamas, a Gaza c’è chi teme la vendetta, chi spera in un cambiamento e chi si interroga sul futuro di un territorio straziato da decenni di guerra e oppressione.

La morte di Sinwar, dunque, non è solo una notizia: è un capitolo importante in una storia complessa, fatta di sofferenza, violenza e, forse, speranza.