"Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poichè assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento". Così inizia il capolavoro di Josè Saramago (Azinhaga, 16 novembre 1922 – Tías, 18 giugno 2010), premio Nobel per la Letteratura nel 1998, "Le intermittenze della morte", un piccolo e geniale volume che racconta di un Paese immaginario in cui la morte (Saramago ci tiene che sia scritta minuscola) smette di lavorare.

Dal giorno delle "ferie" della morte inizia un periodo di euforia seguito da un escalation di problematiche tanto assurde quanto verosimili, tangibili, irrinunciabili che dimostrano inequivocabilmente l'importanza della morte nel mondo, e nella vita.

Scritto in un linguaggio accattivante per la sua semplicità e la sua arguzia, nel romanzo è immanente la frizzante ironia tipica dello scrittore, capace di ridere di un mondo senza morte ma allo stesso tempo capace di descrivere con immenso trasporto e un'abilità oserei dire divina anche immagini tragiche di infinita tristezza o serietà, malinconia o passione, coinvolgendo il lettore come pochi altri sanno fare.

La difficoltà del collocarlo in un genere preciso è presentata dal fatto che il narratore è interno alla storia e descrive i fatti come se fosse un cronista onnipresente; inoltre alterna la risata a denti stretti alle lacrime che scendono naturali nel descrivere un funerale clandestino, l'ironia della maphia (così come lo scrive lui) che specula sulle morti alla malinconia della vita di un povero violoncellista nubile.

In un mondo come il nostro, in cui tanto si teme la morte ma non pensiamo a come gettiamo il nostro tempo senza accorgercene, a volte abbiamo bisogno di uno spunto di riflessione. Religione, letteratura, discussioni con gli amici o con i colleghi, film o televisione: possiamo trovarli ovunque, ma la paura per l'argomento spesso frena o blocca addirittura l'interesse nell'argomento.

Ma non possiamo lasciarci sfuggire la vita, che è ora e adesso, una sola e per questo così importante. Paradossalmete un libro che parla della morte insegna invece ad apprezzare la vita e la sua importanza. Saramago ancora una volta con la sua arguzia e la sua intelligenza ci stupisce e istruisce.  Comunque lo si voglia collocare a mio parere è un libro da possedere nella propria libreria, veloce da leggere ma intenso come pochi, capace di cambiare la visione di molti su tanti problemi della vita.