Sabato 26 novembre, l’Archivio-Museo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma rinnova il proprio percorso espositivo all’interno della suggestiva cornice dell’Abbazia cistercense di Valserena, a pochi chilometri da Parma: una selezione inedita di oltre 600 opere tratta dallo straordinario patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi custoditi dallo CSAC e suddivisi tra le collezioni di Arte, Fotografia, Progetto, Media e Spettacolo.

Abbiamo intervistato il Presidente dello CSAC Francesca Zanella.

Dal 2015 lo CSAC ha aperto al pubblico anche un percorso espositivo. Nel farlo, come vi siete confrontanti con una storia di mostre e archivi tanto lunga e complessa?

La scelta di creare il percorso espositivo è stata in parte determinata dalla necessità di riflettere sul ruolo dello CSAC oggi, rispetto a quello che ha avuto dalla sua creazione. Questo ha comportato un ripensamento del ruolo dello strumento espositivo. Se sfogliate i cataloghi delle mostre antecedenti, a partire da quella di Concetto Pozzati nel 1968, potete verificare come prevalgano mostre monografiche, su mostre collettive e tematiche, anche se fra queste ultime si possono ricordare esposizioni fondamentali per la riflessione sulle espressioni artistiche contemporanee.

Il percorso che oggi si snoda all’interno della Abbazia di Valserena è stato disegnato per cercare di fare emergere dall’immenso archivio raccolto in quasi 50 anni, opere, disegni progettuali, racconti di immagini che da un lato consentano di far emergere storie progettuali e ricerche visive, dall’altro attraverso il confronto di linguaggi e pratiche contribuiscano a restituire per episodi la storia della cultura visiva e progettale italiana del XX e XXI secolo.

Potete raccontarci le scelte che avete fatto per quest’ultimo riallestimento?

Dopo l’apertura al pubblico dell’archivio/museo siamo intervenuti aggiornando alcune sezioni come quella dedicata alla fotografia, proponendo nuove scelte rispetto a quella iniziale.

Abbiamo inserito all’interno del percorso esposizioni temporanee come quella realizzata nell’ambito di Fotografa Europea 2016. Abbiamo inoltre dialogato con alcuni artisti chiamati a progettare l’inserimento di loro opere: da Giulio Paolini che ha ricollocato Early Dynastic in una delle cappelle absidali, a Concetto Pozzati che per questo aggiornamento del percorso espositivo ci ha donato una serie di dipinti intitolata “Ciao Roberta”, attorno ai quali ha costruito un percorso che si snoda nella Sala delle Colonne sino al proprio ciclo.

Nella sezione "Storie di architettura" sono esposti documenti progettuali di tre architetti i cui archivi sono oggetto di catalogazione e studio: Ignazio Gardella, Luigi Vietti e Roberto Menghi.

Il progetto degli oggetti è interamente dedicato ad Enzo Mari, mentre la sezione della moda ha sostituito il racconto del prêt-à-porter con quello del progetto dell’abito delle Sorelle Fontana, mentre della Sartoria Farani si sono messi in mostra tre costumi per il teatro d’opera. Della fotografia nuovi racconti si snodano nella sezione introdotti da un approfondimento dedicato a Nino Migliori. Non poteva mancare una integrazione della sezione dedicata alla presentazione delle più recenti acquisizioni.

Quali sono i prossimi progetti per lo CSAC?

Il centro è ora impegnato in un articolato programma di ricerche che sono state presentate a gennaio 2016 e che hanno come oggetto archivi delle sezioni Arte, Progetto, Fotografia, Spettacolo, Media.

Ognuno di questi progetti porterà alla pubblicazione di cataloghi e alla realizzazione di mostre e momenti di confronto. A gennaio si svolgerà un convegno dedicato alle Esposizioni in cui storici dell’arte, curatori e progettisti si confronteranno su questo fenomeno centrale per la nostra cultura contemporanea. Tra gli altri progetti ricordo la pubblicazione del catalogo dei progetti del fondo Ettore Sottsass jr. e la mostra che lo accompagnerà.