Dal 1989 hanno iniziato ad infiammare le platee con una musica diversa, aritmica mai banale. Le loro performance sono da sempre amate o odiate dai critici ma nei loro testi vive un mondo suggestivo quasi irreale che catapulta l'ascoltatore in un universo parallelo. Ecco l'intervista ai Marlene Kuntz:
La vostra musica è diretta ad un pubblico particolare. Avete mai snaturato il vostro stile per ottenere apprezzamento da parte di un pubblico più vasto?
No, non abbiamo mai snaturato la nostra musica. La nostra musica si è trasformata disco dopo disco, certo, ma perché mi sembra la cosa più ovvia e naturale possa accadere a persone che provano a superarsi a ogni nuovo cimento.
È però sempre stato un processo naturale di evoluzione, non una strategia voluta e maliziosa. Non saremmo capaci di portare dal vivo sui palchi d'Italia dei pezzi snaturati.
In che modo, attraversando quali percorsi giungete alla scrittura di un testo musicale?
Ci sono più di venticinque anni di esperienza nella creazione dei miei testi, e in tutti questi anni la consapevolezza mi ha fornito strumenti vari per arrivare a concepire parole nuove. La prima cosa da dire è che arrivano sempre dopo le musiche. Quindi si tratta di lavorare su una griglia ritmica predefinita e su suggestioni musicali che indirizzano la mia immaginazione verso qualcosa che sia conforme alle atmosfere sonore assorbite.
Creare testi musicali poetici (in quanto in versi) ha molto a che fare con il gioco: più esperienza si acquisisce più si riesce a giocare a alti livelli, dosando le componenti che servono (il dramma, la farsa, la parodia, il sentimento, lo sberleffo, l'intensità amorosa, la rabbia, l'ironia e quant'altro) nel modo più sapiente possibile.
Prima del gioco c'è l'intuizione, l'ispirazione: servono a dare il via al processo. E quando intuizione e ispirazione latitano, per quel che mi riguarda un buon confronto con altre arti (una buona lettura, un buon ascolto, una buona visione) è sempre foriero di occasioni nuove. Basta aver calma e aspettare: qualche suggestione forte a un certo punto arriva.
E da lì si parte.
Nel 2012 salite sul palco di Sanremo. Vi siete sentiti a vostro agio?
Abbiamo fatto dell'ottimo brain storming per arrivare all'appuntamento cruciale e sentirci il meno a disagio possibile. Ci siamo detti in più occasioni e in tutti i modi possibili che era opportuno arrivare su quel palco senza subirlo, e fondamentalmente direi che ha funzionato. Quel palco è realmente difficile, le pressioni sono tante e per gruppi come il nostro non abituati a quel tipo di mondo la sfida è sicuramente importante.
Dal 2000 pubblicate album con cadenza triennale. Si tratta di un rituale o semplice coincidenza?
Semplice coincidenza. O al limite una evidenziazione dei nostri ritmi naturali nel ciclo della creazione (delle musiche nuove, della loro registrazione in studio, della loro diffusione via cd e rete) e della esibizione (i live): probabile che a noi ci vogliano evidentemente tre anni per concluderne uno e arrivare all'effettivo compimento del successivo (ovvero la pubblicazione di un disco nuovo)
Nel 1989 in provincia di Cuneo nacque la band.
Come siete cambiati artisticamente in questi anni?
Ci siamo evoluti. In qualche direzione che è quella documentata dai dischi usciti finora. Io credo che ci siamo migliorati in tutto, diventando più completi e ricchi di risorse: se vogliamo fare il noise lo facciamo come agli esordi, se vogliamo fare cose più raffinate siamo in grado di farlo grazie al percorso di crescita intrapreso. Per i noiosi detrattori di sempre, invece, a un certo punto ci siamo rammolliti. Punti di vista.
Celebrerete il ventennale dell’uscita dell’album “Il Vile” con la ristampa di quest’ultimo. Avete comunque intenzione di festeggiarlo anche con concerti e apparizioni live?
Si, certo. Da ormai almeno due settimane si sanno le date del tour, che si possono rintracciare agevolmente sui nostri social.