A poco più di un mese dal rilascio di "The OA" su Netflix, dopo un lancio a sorpresa a seguito del trailer, la serie è ancora un mistero per chi ha avuto modo di vederla. L'unica certezza è che non lascia indifferenti, grazie al sorprendente mix di thriller psicologico, mistery e paranormale, tutto condito da una narrazione a tratti sospesa, a tratti accelerata. La serie è stata scritta, interpretata e diretta da Brit Marling (protagonista della serie nei panni della sfuggente Prairie), insieme a Zal Batmanglij, con il quale ha già collaborato come sceneggiatrice e attrice nel film sul gruppo eco-terrorista "The East" nel 2013.

Cosa ha di diverso "The OA" dalle altre serie?

La vera novità della serie è la sua struttura completamente innovativa, con continui salti fra passato e presente, che fa di "The OA" un prodotto originale e difficilmente inquadrabile in un genere. La durata stessa delle puntate è abbastanza anarchica, con episodi da un'ora abbondante e altri tra i 30 e i 40 minuti, ma quello che ha spiazzato e continua a spiazzare pubblico e critica è il rilancio di puntata in puntata verso una storia e un genere che pare cambiare forma in maniera camaleontica. La storia parte con il ritorno a casa di Prairie Johnson, una ragazza non vedente data per scomparsa sette anni prima. Quello che sembra il lieto fine di un dramma familiare, in realtà è solo l'inizio di un racconto (nel racconto) che ha dell'incredibile: Prairie ha riacquistato la vista.

Mentre le persone attorno a lei si dividono fra il miracoloso e lo scetticismo, la ragazza decide di raccontare i suoi sette anni lontano da casa a un gruppo di persone che apparentemente non hanno niente in comune. L'FBI e i suoi genitori, invece, restano all'oscuro di tutto e provano a strapparle parole sulla sua scomparsa, ma con loro Prairie non si apre.

I quesiti, quindi, rimangono senza risposta: dov'è stata per tutto quel tempo? Come ha fatto a riacquistare la vista? Che cosa sono quei misteriosi tatuaggi che ha sulla schiena? Perché dice di chiamarsi OA e non Prairie e chi è quell'Homer che continua a invocare dopo i suoi incubi?

Gli otto episodi della serie provano a rispondere a tutti questi interrogativi, lasciando in sospeso qualcosa e soprattutto lasciando lo spettatore, proprio come lo strampalato gruppo di ascoltatori di Prairie, indeciso se credere o meno alla storia raccontata dalla protagonista. L'aspetto metanarrativo è uno dei più interessanti ed è così ricco di spunti da rendere "The OA" qualcosa di mai visto finora nell'ormai sconfinata proposta delle Serie TV.