Che i Linkin Park facciano parte di quei gruppi dove prevale sempre la ricerca sonora e stilistica, è inoppugnabile. Diversamente da molti loro colleghi che, pur validi, rimangono ancorati agli stilemi che li hanno portati al successo, i ragazzi di Los Angeles hanno costantemente la voglia di differenziare la loro produzione. D’altra parte, questa direzione artistica è dichiarata senza giri di parole da Mike Shinoda, il leader riconosciuto della rock band americana: "Non vogliamo fare la musica che suonavamo 15 anni fa”.
Così ha affermato in un’intervista a “Rolling Stone”. Tuttavia, pur sostenuti da questo principio lodevole, sia la stampa specializzata, sia lo stesso zoccolo duro dei fan storici hanno accolto il loro ultimo album “one more light” pubblicato il 19 maggio 2017, con scarso calore.
La querelle stilistica
Il casus belli nato intorno alla nuova produzione dei Linkin Park è legato, paradossalmente, proprio al carattere innovativo insito, come già si è discusso, nel Dna della formazione americana. Secondo questa visione, nel nuovo lavoro è stata snaturata l’impronta con la quale di solito i musicisti firmano le loro composizioni.
Con più precisione, il disaccordo riferito ai solchi del nuovo Cd avrebbe un nome esatto: abbandono di genere. Di quale allontanamento si tratti è presto detto, in altre parole, l’abbandono del rock per il pop. A questo punto sarebbe lecito chiarire se il rock sia un genere superiore o che altro. Purtroppo, un dilemma del genere non ha mai avuto risposte nette. In fondo, molti brani dei Beatles, o di qualsiasi altra band famosa, che hanno avuto un successo eccezionale e planetario possono rientrare nella definizione di canzoni popolari. Gli inglesi usano in modo intercambiabile i termini “popular music” e “pop music”. E questo non aiuta a dipanare il quesito. Quindi e per uscire dal ginepraio stilistico, converrebbe valutare l’essenza delle canzoni.
Se sono valide o meno. E tutto sommato, forse, sia i fan storici sia la critica hanno lamentato, più che il passaggio stilistico, la scarsa originalità del lavoro pubblicato con il nome di "One More Ligh". Probabilmente è per questo che il loro appoggio è venuto meno.
Il Cd 'One More Light'
Uno dei principali elementi pop che caratterizzano l’album nuovo dei Linkin sarebbe, secondo il binomio fan/ critica purista, l’eccesso di voci campionate usate a profusione all’interno delle composizioni. Così come colpisce che questo lavoro sia orfano o quasi degli scream che Chester Bennington esprime durante gli epici concerti della band. Che fine ha fatto John Hahn col suo giradischi e il suo campionatore?
In fondo, se i Linkin Park sono definibili come stelle dell’alternative rock, è grazie anche all’ibridazione tra espressioni sonore diverse. C’è il sospetto che la nuova direzione sia stata intrapresa per scopi riconducibili alle vendite dell’album. Comunque, ammesso che la tesi commerciale sia quella giusta, i più sagaci hanno rilevato che i sei musicisti non dovrebbero perseguire quella linea. Una band che ha venduto 70 milioni di dischi col proprio genere non dovrebbe aver bisogno di usare ulteriori strategie.