Da pochi giorni, il 4 dicembre, gli store ospitano una nuova copertina; quella di "Mi sono innamoratə di"(Bertoni, pag. 176). Il romanzo reca la firma di Diego Galdino. Il progetto della cover del libro mostra un gusto per la colorazione mite, niente trombe cromatiche squillanti. Sarebbero state in disaccordo con la figura in primo piano e di spalle che, verosimilmente, ha lo sguardo puntato sì sulle barche e sul porto, ma solo en passant, incidentalmente. Il personaggio pare seduto su un’altalena di corda e legno, magari ha tentato qualche oscillazione senza risultati apprezzabili: il suo bersaglio è molto più lontano; è un posto della mente.

Il contesto

L’autore presenta un luogo mobile che se ne va in giro – più precisamente sull’acqua marina, pertanto una nave da crociera – all’insegna di una iniziativa che tratta uno spaccato letterario rivolto al genere affettivo, amoroso. Il protagonista dello scritto è un romanziere. Va da sé che, nel momento in cui il progetto culturale giunge nei suoi pressi, l’uomo prepara con entusiasmo la sua valigia. Riempie quest’ultima con tutto quello sentito come immancabile per un viaggio del genere; quest'ultimo gli pare l'occasione per saggiare le proprie capacità di assimilazione di un mondo letterario diversamente variegato e, nel contempo e forse ancor più, migliorare le proprie competenze relazionali.

Il protagonista

Il nome della figura che funge da collante per tutti i frangenti della storia raccontata da Galdino è rasserenante. Filippo Felice, una vera garanzia per chi cerca un Nomen omen che faccia rima con una vita senza buche. ‘Filippo’ significa “amico dei cavalli”, ‘felice’ non ha bisogno di grandi lavori ermeneutici, ovviamente.

Quindi, “un amante dei cavalli felice” dovrebbe avere il proprio sentiero tutto in discesa. Invece, a sorpresa e senza particolari riguardi per la significazione del nome e cognome, le parole che si rincorrono nel romanzo presentano non esattamente un protagonista che respira l’aria del Montana in un ranch ecologicamente equilibrato.

Niente cavalli, niente felicità piena.

Una questione emotiva

Prestigio sociale, soldi, successi importanti. Forse in un giorno ispirato, Filippo Felice ha vinto la triade in una tabaccheria. In quell’occasione ha comprato un banale Gratta e Vinci e, sotto la patina raschiata con il taglio di un euro, ha rinvenuto la scritta, “Hai vinto prestigio sociale, soldi, successi importanti”. Il tabaccaio ha scosso la testa: mai visto qualcosa del genere e non sa che consiglio dargli. A casa Filippo tuttavia capisce il messaggio e si mette a scrivere, diventando un forgiatore di best seller. Ma, pur con una carriera così luminosa, qualcosa tiene il neo scrittore legato a uno status di sudditanza nei confronti della malinconia: un difetto emotivo.

Il fatto è che l’affetto e l’innamoramento provocano in lui la sindrome del balbettio, una condizione che lo prostra profondamente. Una situazione dal quale l'uomo vuole emanciparsi.

L’autore, Diego Galdino, è uno scrittore sui generis, perlomeno da un punto di vista degli impegni personali. Per i più curiosi sarà forse utile sapere che due delle sue opere più popolari, “Il primo caffè del mattino” e “L’ultimo caffè della sera”, sono strettamente legate alla sua attività di gestore di un esercizio: un bar nella zona centrale di Roma.