Una commedia davvero godibile quella che la regista Cristina Comencini ha portato in scena nella magnifica cornice del Cortile d’onore di Palazzo Reale a Napoli, per il Napoli Teatro Festival, registrando il sold-out per entrambe le serate previste nel programma. Il sipario si alza ed uno studio colmo di libri, accatastati persino sul pavimento, appare sulla scena. E' questo il luogo che fa da sfondo all’intero spettacolo; uno sfondo immediatamente esplicativo della contrapposizione tra la forma tradizionale del sapere, scritto su carta stampata, da un lato ed il mondo impalpabile del web, dall’altro: la prima assolutamente privilegiata dal padre, interpretato da Ennio Fantastichini, insigne storico insofferente alle nuove tecnologie, e la seconda, invece, dalla madre, interpretata da Iaia Forte, giornalista e pertanto necessariamente aggiornata sul mondo 2.0, nonché dai due figli interpretati da Nicola Ravioli e Marina Occhionero.

Il testo, ben nutrito di spunti comici, offre uno sguardo panoramico sul concetto della famiglia moderna; una famiglia che si presenta, sin da subito, a due velocità, quella lenta ed apparentemente “pesante”, più aderente al concetto classicamente “tradizionalista”, e quella più “easy” delle nuove generazioni, sempre più rapida, sempre connessa, incurante però delle proprie radici.

Lo scontro generazionale in scena tra padre e figlio, ad esempio, mostra i limiti della nuova generazione: estremamente superficiale nelle conoscenze e nel metodo di comprensione, forse, della vita stessa.

Emblematica la risposta del padre al figlio: “La vita è faticosa, se la vuoi capire” a cui il giovane, che si sta preparando per gli esami di maturità, replica: “Ma io non voglio capire tutto!”.

Nello scontro tra madre e figlia invece, viene toccata una tematica di grande attualità: la maternità nelle coppie gay, dove si manifesta, inaspettatamente, in tutta la sua comicità, la finta emancipazione della madre, quando scopre che la figlia ha una compagna da cui sta per avere un figlio, frutto della fecondazione in vitro.

Una sorpresa ulteriore attende però i protagonisti di questi Tempi Nuovi: a portare in scena la vera rivoluzione sarà proprio Ennio Fantastichini, che dimostrerà a tutti che è sempre possibile apprendere e misurarsi con le nuove tecnologie, ma per conoscerle a fondo e sfruttarle al massimo è necessario un background culturale solido.

Come ricorda la canzone che fa da sottofondo musicale tra una scena e l’altra, “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo e Luis Bacalov, per diventare esperti del web, delle nuove tecnologie o anche grandi social influencer, bisogna necessariamente partire dalla “costruzione” del nostro sapere, fondandolo su solide basi; un concetto, questo, più che mai attuale e, soprattutto, sempre “moderno”.