La cittadina di Ludlow è un sorridente luogo urbano del Regno Unito. È famosa per il suo vertiginoso castello costruito su una altura che signoreggia sul fiume Terme. Il centro inglese è frequentato da molti turisti in cerca di ambienti paesaggistici e architettonici rimasti, per certi versi, ancorati al medioevo. Probabilmente e anche per questo – per quell’aria di regione fuori dal tempo e dalla storia coeva – che la statunitense Elizabeth George ha scelto la città come scenario per il suo nuovo romanzo giallo pronto per uscire.

Il libro si chiama programmaticamente punizione (edito da Longanesi, pagine 720) e in Italia sarà pubblicato il 24 maggio 2018.

La storia di ‘Punizione’

Un individuo muore. Si tratta di un diacono che, purtroppo per lui, non godeva grande simpatia nell’ambiente sociale del piccolo centro medievale di Ludlow. Non è dato sapere se questo suo impopolare status fosse uno sfortunato tratto caratteriale che lo accompagnasse da sempre, o sopraggiunto in un secondo tempo. Di sicuro, informa la guizzante scrittura della scrittrice americana, nel momento storico che vede il suo exitus, una ragione oggettiva per non far appartenere la vittima alle figure gradite c’era: era stato compiuto un crimine vergognoso, e, per esso, il diacono era sotto custodia cautelare.

Forse e a causa di questa situazione di luci e ombre – probabilmente più ombre – che la polizia, dopo aver valutato l’evento, si era convinta di essere di fronte a un caso di suicidio. Insomma, è ragionevole pensare che un individuo senta il peso della propria coscienza colpevole di un atto esecrabile; e per questo, attraverso il suicidio, sperimentare l’unica via possibile per non ascoltare più quella tormentosa voce accusatoria interna.

Le figure del romanzo

Se il posto è la cittadina medievale di Ludlow, i nomi che rimbombano fra le sue vie e sui torrioni del castello che pungola il cielo inglese rispondono a quelli di Ian Druitt, il diacono creduto suicida dai poliziotti ma non dai famigliari; Barbara Havers, incaricata dagli Affari Interni che, dopo un primo momento che la vede, anch’essa, persuasa dell’ipotesi del suicidio, cambia idea convincendosi che ci sia dell’altro; l’investigatore Thomas Lynley.

A dirimere il complicato intreccio – solo apparentemente risolto – sarà proprio l’arrivo e, all’interno del plot narrativo, l’immissione di quest’ultimo personaggio. Thomas è inviato sul luogo dalla Metropolitan Police: è il suo sguardo lucido e senza filtri che metterà a fuoco un sotterraneo groviglio di corruttele che un certo numero di suoi colleghi aveva messo in atto, falsando la verità.