È uscito il 26 gennaio 2021 il romanzo “Sembrava bellezza” (Mondadori, pag. 240). L’autrice, Teresa Ciabatti è alla sua settima pubblicazione.

Fra i suoi precedenti scritti trovano posto titoli come "Il mio paradiso è deserto" (Rizzoli), "Adelmo, torna da me" (Einaudi Stile libero), "I giorni felici" (Mondadori), "Tuttissanti" (Il Saggiatore). La sua attività culturale la vede anche collaboratrice con “Il Corriere della Sera” e con “La Lettura”.

Punti di vista

Il romando “Sembrava bellezza” racchiude punti di vista diversi su un argomento che tocca tutti: il tempo.

Infatti, pur essendo materia impalpabile ma comunque misurabile sul corpo e nella psiche degli individui, i suoi effetti hanno risultati cangianti su ognuno. Ecco allora che, acutamente, la scrittrice presenta un tempo che passa, un tempo che uccide o che si dilata in maniera inaspettata in occasioni particolari, quando l’esistenza si muove verso altri lidi.

I secondi, i minuti, i giorni, mesi e anni che passano scrivono i loro pareri sulle facce che incontrano. Ne disegnano meglio e con più precisione i contorni degli occhi e della mente. Fino a creare drammi o semplicemente racconti di vita. Come quelli che vivono i protagonisti di “Sembrava bellezza”.

Trama del romanzo

L’incipit introduce direttamente – o almeno così sembra – in una sorta di para biografia della scrivente.

Infatti il quadro presenta una scrittrice che, superata una giovinezza scialba e di poco charme, è riuscita a raggiungere lo status di autrice di successo. Tuttavia questa possibilità non le assicura uno stato di serenità. Insomma, il successo è auspicabile e, quando è sorretto dal talento, raggiungibile. Ma non è il lasciapassare per la felicità eterna.

Le protagoniste

Di questo aspetto si rende conto il personaggio principale. Il primo buco nella sua vita è segnato da una figlia che, per ragioni diverse, scappa lontano da lei. La memoria di sedicenne sgraziata della protagonista è riportata in auge dalla sua amica Federica. Con quest’ultima, che si ripresenta dopo trent’anni di lontananza, ripercorre i ricordi di gioventù e i valori che esse assegnavano agli eventi.

E fra questi vi era quello della bellezza. Rappresentato all’epoca dalla sorella di Federica, Livia. Questa, nel momento del racconto delle due amiche, è reduce da un incidente. Tuttavia, ancora più pesante dello stesso infortunio vi è una condizione più difficoltosa da superare per lei: il fatto di essere rimasta mentalmente legata a un concetto di sè stessa cristallizzato nei pressi dei suoi 18 anni. L’epoca – ormai tramontata – che la vedeva come una "dea" invidiata, da tutte quelle amiche sedicenni che si percepivano come ammaccate da una natura normalizzante.