L’estate è finita ma in Calabria continuano i tormentoni. Non bastava balzare agli onori delle cronache perché la Regione, nella stagione estiva appena trascorsa, è riuscita con molti sforzi ad appiattire la curva dei contagi da coronavirus, ma la Calabria è oggi di nuovo alla ribalta per il cortometraggio realizzato dal regista Gabriele Muccino. Il corto, prodotto dalla Regione Calabria, si intitola Calabria terra mia ed è stato presentato in anteprima nel corso della Festa del Cinema di Roma.
Però, dal momento in cui il corto è stato diffuso al grande pubblico, sul lavoro del regista romano si è abbattuta una pioggia di critiche.
Muccino descrive la Calabria come terra incontaminata
Gabriele Muccino, con il suo corto Calabria terra mia, ha attirato su di sé molte polemiche. Ma il ritratto della Calabria che fornisce il regista è autentico e romantico, soprattutto se ci si reca nei piccoli centri dell’entroterra e sul mare che conservano intatto il loro aspetto originario. Nel video i protagonisti sono la bellissima coppia Raoul Bova e Rocìo Munoz Morales, marito e moglie nella vita reale e non solo sul set.
I due arrivano in Calabria alla riscoperta di un territorio a cui il soggetto maschile è visceralmente legato per le sue origini calabresi. Così, si susseguono immagini di una terra che custodisce paesaggi incontaminati, il cui mare ha un colore tale che abbaglia la vista e dove, sia nell’entroterra montuoso sia sulla costa, si osservano siti naturali con una vegetazione vergine e selvaggia.
La Calabria come terra della coppola
Nel corto di Gabriele Muccino risaltano i piccoli borghi della Calabria dove è facile incontrare gli anziani con la tradizionale ‘coppola’, che è un cappello tipico non solo della Sicilia ma anche del territorio calabrese. La coppola, però, sembra che abbia origini antichissime e in terre lontane.
Infatti, è stato scoperto che il suo uso risale al tempo del regno dei Tudor in Inghilterra, cioè durante il XVI secolo. Pare che a quel tempo, tutti i maschi che avessero avuto un’età superiore ai 6 anni, esclusione fatta per i nobili e per i ceti più alti, di domenica e durante le feste dovessero indossare un copricapo di lana prodotta esclusivamente in Inghilterra. Tale obbligo è stato rinvenuto in un atto del parlamento inglese del 1571 con il fine protezionistico di tutelare la produzione della lana locale.
Dal vecchio continente, la coppola arriverà negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo, diventando un copricapo adatto a tutte le fasce sociali e che aveva la funzione di proteggere il capo dal freddo.
Ne faranno ampio uso gli irlandesi, tanto che verrà prodotto il mitico Irish cap, cioè berretto all’irlandese. Ma soprattutto sarà un oggetto irrinunciabile per grandi personaggi, come l’intramontabile Jay Gatsby raccontato nel film magistrale di Baz Luhrmann del 2013, che ne contribuiranno a costruire il mito e la storia. In Italia, secondo le ultime ricostruzioni, la coppola sarebbe arrivata grazie ad alcune famiglie inglesi che si sarebbero stanziate in Sicilia, diventando un capo cult maschile del territorio e di tutta la Regione Calabria che è direttamente confinante con l’Isola della Sicilia.
Muccino esalta il patrimonio gastronomico della Calabria
Nel cortometraggio Calabria terra mia, il regista Gabriele Muccino esalta i prodotti gastronomici calabresi, soffermandosi soprattutto sulla preziosa ed esclusiva filiera botanica alimentare della Regione Calabria.
La provincia di Reggio Calabria, infatti, vanta la produzione del bergamotto, cioè di un frutto particolare con proprietà medicinali straordinarie per le infezioni del tratto respiratorio e molto usato anche nell’ambito di numerosi trattamenti estetici. I suoi benefici sono molteplici, tanto che Klaus Davi, noto giornalista candidatosi a sindaco di Reggio Calabria durante l’ultima campagna elettorale appena conclusasi, in veste di consigliere comunale ne vuole proporre la candidatura come patrimonio Unesco. Non meno caratteristiche appaiono le famose Clementine IGP di Calabria le cui origini, ancora da dimostrare, sarebbero da rinvenire in Algeria. Si tratta di un frutto ricchissimo di Vitamina C che per la sua maturazione ha trovato terreno fertile nella Calabria centrale.
Si presenta come un incrocio tra un arancio amaro e un mandarino. Due clementine al giorno sono in grado di soddisfare il fabbisogno giornaliero di Vitamina C di un soggetto adulto.
Il regista romano rende omaggio alla musica calabrese
Con il suo corto Calabria terra mia il regista romano Gabriele Muccino rende omaggio alla cultura musicale calabrese. Le musiche che promettono di diventare leggenda sono di Paolo Buonvino e ricordano la struggente malinconia delle più vecchie ballate calabresi riprodotte spesso da grandi artisti internazionali.