Emergerebbero nuovi particolari sulla festa tenutasi tra il 10 e l’11 ottobre scorso nel superattico di Alberto Genovese, l'imprenditore che si trova in stato di fermo a San Vittore per violenza sessuale ai danni di una minorenne. Secondo una prima ricostruzione, Roberto Bolle, famoso étoile de La Scala che abita al quinto piano dello stabile, avrebbe chiamato la polizia verso le 1,30 di quella notte. Ancora prima, lo stesso Bolle si sarebbe fermato sull’uscio dell’abitazione di Genovese, chiedendo ai proprietari di ridurre i rumori. Ma gli schiamazzi sarebbero continuati, così che l'étoile avrebbe chiesto l’intervento della polizia a notte inoltrata.

Si presume comunque che già in quel frangente gli abusi di Genovese ai danni della minorenne fossero iniziati.

Quella sera alla polizia sarebbero arrivate due telefonate

Roberto Bolle non sarebbe stato l'unico a chiamare la polizia per i rumori che provenivano dall’appartamento di Alberto Genovese. A causa della musica ad alto volume, un’altra inquilina avrebbe allertato le forze dell’ordine, prima che lo facesse l'étoile maschile del Teatro alla Scala. Non solo. Nell’appartamento si sarebbero svolte numerose feste, soprattutto d’estate. Così, proprio a causa dei forti rumori, l’imprenditore avrebbe ricevuto numerose denunce per disturbo della quiete pubblica. Però, alle riunioni condominiali in cui si discuteva dei problemi causati dalle feste di Genovese, sarebbe stato spesso presente il legale dell’imprenditore.

Tale fatto avrebbe evitato che, in seno all'assemblea, fossero presi dei provvedimenti avversi alle condotte dell'imprenditore.

Nell'appartamento si troverebbero numerose telecamere che potrebbero svelare la verità

Nel momento in cui Roberto Bolle ha avvisato la polizia si ritiene che gli atti di violenza di Genovese sulla minorenne fossero già iniziati e che si sarebbero protratti fino alla sera dopo, cioè fino a quando la ragazza non sarebbe riuscita a liberarsi.

Una volta in strada, nuda e in evidente stato di choc, la ragazza avrebbe incontrato una pattuglia della polizia. Subito dopo, la stessa pattuglia si sarebbe recata presso l’abitazione di Genovese, senza riuscire però ad entrare. L'ingresso nell’attico, infatti, sarebbe avvenuto solo il giorno dopo, cioè quando Genovese pare si trovasse già in compagnia degli avvocati.

Sembra che lo stesso imprenditore abbia provato a cancellare i video della ragazza dalle telecamere che controllano il suo appartamento, ma il suo tentativo sarebbe risultato inutile. Alberto Genovese, conosciuto come l’imprenditore mago delle startup, dovrà rispondere adesso delle accuse di spaccio, sequestro di persona e violenza sessuale ai danni di una ragazza appena diciottenne.