Lucille Ball, la rossa più famosa d'America, sosteneva che "una volta nella vita, ogni uomo ha il diritto di innamorarsi di una splendida rossa". In verità, attraverso i tempi, il pensiero e il conseguente modo di porsi nei confronti delle persone con i capelli rossi sono mutati nella sostanza e si è passati dai roghi all'esaltazione delle caratteristiche spesso arbitrariamente attribuite ai rossi. Va anche detto, però, che un retaggio culturale discriminatorio, miti, leggende, false credenze popolari riescono a fare ancora capolino nella nostra epoca.

Le persecuzioni contro chi aveva i capelli rossi

Per "gingerphobia" si intende un sentimento respingente, pervaso da timori infondati e pregiudizi atavici, che una persona può provare in presenza di individui con i capelli rossi. Non è inconsueto che coloro che provano paura assumano comportamenti discriminatori o vessatori che, in questo specifico caso, prendono il nome di "gingerism". La storia è davvero pervasa di atti persecutori cruenti: nonostante la prima persona con i capelli rossi sia comparsa oltre 50 mila anni fa in Africa, riuscendo a dislocarsi verso il Nord Europa (ove tutt'oggi ne risiede il maggior numero, infatti in Danimarca ne vive il 30%, mentre in Islanda il 10%), si registrò comunque come la discriminazione riservata a loro coinvolgesse ogni cultura in ogni epoca.

Dagli Egizi ai Romani

Per esempio, gli antichi egizi ritenevano che i rossi fossero diretti discendenti o, quanto meno, in stretto contatto con Set, dio del caos e della violenza, salvo però dare alle fiamme le giovani fanciulle fulve perché "avevano rubato il fuoco dell'inferno e all'inferno dovevano tornarlo". Le affermazioni che volevano Ramses II appartenere alla progenie dei rossi, come le leggende che volevano che la regina Cleopatra fosse rossa di capelli, non servivano ad altro se non a rinforzare il concetto dell'irascibilità attribuito da sempre a queste persone.

Aristotele stesso ne dichiarava l'indomabilità emotiva, per la precisione li definì "emotivamente non addomesticabili". Mentre per i greci le donne con i capelli rossi, alla loro dipartita, andavano decapitate e smembrate prima della sepoltura nel timore che si risvegliassero vampire, per gli antichi romani comperare una schiava rossa significava sborsare una sovrattassa.

I secoli bui del Medioevo

Il momento storico che vede però il maggior numero di assassinii motivati dal colore dei capelli rimane comunque il Medioevo, ove le donne erano ritenute inconfutabilmente streghe o concubine del diavolo, spingendosi ad affermare che un bambino nato con i capelli rossi fosse stato concepito nel periodo del ciclo mestruale della madre, quindi determinasse una discendenza di degenerati. Durante l'Inquisizione spagnola si riprende il concetto degli antichi egizi e di nuovo le fiamme dell'inferno andavano restituite al legittimo proprietario attraverso un'imponente caccia alla streghe rosse da ardere vive nelle piazze pubbliche.

Il tempo del riscatto

Questa insensata fobia ha, fortunatamente, perso vigore nella notte dei tempi.

Oggi sfoggiare una chioma fulva non comporta più venir barbaramente ucciso ma, in compenso, ci si ritrova a combattere un numero impressionante di luoghi comuni e alcuni dei quali prendono spunto dalle atrocità del passato. La credenza popolare che le donne con i capelli rossi abbiano appetiti sessuali voraci fonda sulla convinzione del passato che le voleva dedite ad accoppiamenti diabolici privi di morale, ma scientificamente non ha mai trovato nessun riscontro. Nonostante questa smentita ufficiale, il cinema in particolare rende l'immagine della donna rossa ancora legata a pensieri erotici e non fa eccezione nemmeno la filmografia dedicata ai giovanissimi, dove personaggi dei cartoni animati storici come La Sirenetta o la più recente Ribelle-Braveheart, entrambi della Walt Disney, ridipingono nuovamente il prototipo della rossa dal temperamento focoso e indomabile.

La pelle delicata dei rossi

Quel che è certo che la scienza medica ha saputo scovare e giustificare le differenze vere: fra queste la più importante per coloro che sfoggiano chiome rosse riguarda il sole, dove purtroppo le molte raccomandazioni mediche non sortiscono l'effetto sperato perché, essere rosso significa invariabilmente scottarsi. Verso la fine del 1800, inoltre, un medico francese, Augustin Galopin, pubblicò il suo libro intitolato Le Parfum de La Femme ove, tra il serio e il faceto, si sostiene che le ghiandole sudoripare delle rosse emettano un "aroma di violetta": con ogni probabilità voleva essere la controrisposta alle affermazioni e i dubbi circolanti sulla natura dell'odore diverso da tutte le altre donne che le rosse presentano e che, per alcuni, contiene feromoni quindi ritorna il tema dell'erotismo.