Franca Viola fu la prima donna in Sicilia a ribellarsi a quella medioevale consuetudine che voleva la vittima di un sequestro con conseguente violenza sessuale dover sposare poi l'autore dello stupro, che in tal modo, in virtù di una legge altrettanto medioevale (successivamente abolita), evitava la condanna penale e il carcere. E spesso la donna veniva sequestrata e violentata proprio per costringerla alle nozze ''riparatrici''.

Accadeva quando qualche brutto ceffo si invaghiva di una bella ragazza che, però, di lui non voleva saperne nulla.

Ma una volta ''compromessa'', era costretta a sposarsi altrimenti sarebbe rimasta zitella per tutta la vita. Nessuno, infatti, se la sarebbe sposata. Anche per il dubbio che la giovane fosse una ''poco di buono'' che magari aveva prima provocato l'uomo e poi se ne era stufata. Ma Franca Viola, dopo essere stata sequestrata da Filippo Melodia, appartenente all'omonima famiglia mafiosa, sfidò tutto e tutti affermando: ''Io non lo sposo!''.

Un rifiuto che alla fine del 1965 fece il giro del mondo. Del caso, infatti, si interessarono i principali mezzi d'informazione e ben presto la coraggiosa ragazza di Alcamo, all'epoca 17enne, divenne un'autentica icona del femminismo. Lei, comunque, ha sempre evitato le luci della ribalta.

Ha costantemente rifiutato, infatti, interviste e apparizioni in televisione. Al suo fianco ebbe i genitori, che non ritirarono la denuncia.

Melodia, che il giorno di Santo Stefano 1965 agì con l'aiuto di una dozzina di altri giovani rampanti mafiosi, fu poi condannato a 10 anni di carcere. Tornato in libertà, nell'aprile 1978 venne assassinato nei pressi di Modena durante la guerra di mafia tra i Rimi e i corleonesi di Vincenzo Milazzo.

Franca Viola, intanto, non rimase zitella. Un bravo giovane, Giuseppe Ruisi, sfidando anche lui le convenzioni dell'epoca, la sposò. Per qualche anno andarono a vivere a Monreale, alle porte di Palermo, ed ebbero due figli e uno di questi in occasione della Festa della Donna l'accompagnerà al Quirinale. Per la prima volta, infatti, Franca Viola, ormai nonna, parteciperà a una manifestazione ufficiale.

Ad invitarla a Roma è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che già un paio d'anni fa, in occasione dell'8 Marzo, l'aveva citata come simbolo di coraggio e dignità.

Quando Franca e Giuseppe si sposarono, di loro si ricordò un altro Capo dello Stato, Giuseppe Saragat, che inviò un dono. E durante il viaggio di nozze, in Vaticano, vennero ricevuti in udienza privata da papa Paolo VI. Con quel suo rifiuto, Franca Viola entrò nella storia del costume italiano. Si creò, inoltre, un movimento di opinione che, alcun anni dopo, portò all'abolizione dell'articolo 544 del codice penale, che prevedeva matrimonio riparatore e contestuale estinzione del reato di violenza sessuale. La storia, infine, ha ispirato diversi libri e anche un film, ''La donna più bella'', diretto nel 1970 dal regista Damiano Damiani e interpretato da una giovanissima Ornella Muti.

Antonio Pizzo