La Corte dei Conti tedesca ha contestato all’Agenzia del Lavoro la spesa di 51,98 euro, relativa all’acquisto di un mazzo di fiori, gentile omaggio dell’Agenzia a una signora che aveva messo a disposizione il proprio appartamento, per lo svolgimento di un convegno. Non solo: è stata ritenuta ingiustificata anche la spesa di 524 euro per 50 bottiglie di vino in occasione del “Sommerfest”, annuale festa estiva dell’Agenzia.

Senza voler cadere nel facile moralismo, è inevitabile fare un paragone con ciò che succede nel nostro paese. In Italia non si sprecano soldi per fiori ma per borse di Gucci e in quanto al vino, essendo noi un popolo di intenditori, con quella cifra regaliamo al potente di turno una sola bottiglia.

A differenza dei rigorosi teutonici, abbiamo elaborato un nostro personalissimo concetto di “cosa pubblica”: il denaro versato dai cittadini attraverso tasse e tributi, non è di tutti, ma di nessuno. Quindi, il primo che arriva se ne appropria, lo ritiene suo e come fosse un meritato trofeo  lo esibisce, lo maneggia e lo spreca senza nessun senso di colpa.

Lo sperpero di risorse pubbliche alimenta quella che è diventata una vera industria, che fattura 60 miliardi di euro all’anno: la corruzione. Un settore merceologico che sembra inarrestabile, perché inarrestabile è la miseria morale che accomuna, in una devastante simbiosi, il corrotto e il corruttore.

In Germania si bacchetta per un mazzo di fiori, perché hanno capito che l’errore, l’anomalia, è meglio correggerla finché è piccola e circoscritta.

Altrimenti diventa un bubbone, un virus infestante, un Moloch che distruggerebbe tutta la struttura sociale e politica che si basa sull’onestà, il rispetto e il senso di responsabilità. In Germania come in Inghilterra, in Francia, in Svezia come in Norvegia, giusto per rimanere nell’ambito continentale. Insomma in tutti quei paesi che sanno fare politica ed economia.

In Italia, invece, c’è chi sta alla finestra, a gustarsi il panorama e bere costosissimo vino. Ogni tanto si indigna a salve, per finta, proprio perché ciclicamente bisogna farlo e tuona contro gli sprechi, ovviamente degli altri. E’ sempre il vicino che ruba, inquina, sbaglia, è sempre colpa di un non ben identificato prossimo.

Lo spreco è diventato un’entità non definita, un ectoplasma che da qualche parte si nasconde, ma non si capisce bene cosa sia. Un gioco di prestigio che mina la credibilità del nostro paese e preclude gli investimenti esteri