Ormai da più di un anno, i consumatori sono costretti a fare i conti con il prezzo della benzina che, senza alcun dubbio, è esageratamente troppo oneroso per le tasche degli italiani. Il prezzo attuale della benzina si compone di tre parti: il prezzo netto del combustibile, che include il guadagno dei gestori della pompa, le accise e l'Iva.

Il prezzo del combustibile comprende il costo internazionale del prodotto e il guadagno dei petrolieri e dei gestori della pompa. Ma sicuramente dei tre componenti del prezzo della benzina, quello che incide di più e che è certamente incompreso ed ingiusto per il consumatore finale sono le accise. Le accise sono un tipo di imposta sui consumi, proporzionale alla quantità: pesano per più di un terzo e sono composte in buona parte da imposte di scopo, introdotte dai vari governi per raggiungere determinati obiettivi. Ma nonostante molti di questi problemi siano ormai risolti o del tutto superati, le accise a loro collegate rimangono.

Infatti, attualmente paghiamo le seguenti accise: 0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935; 0,007 euro per la crisi di Suez del 1956; 0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963; 0,005 euro per l'alluvione di Firenze del 1966; 0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968; 0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976; 0,039 euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980; 0,106 euro per la missione in Libano del 1983; 0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996; 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011; 0,040 euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011. Anche nel 2012 sono state introdotte addizionali regionali sulle accise in 6 diverse regioni (Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Lazio).

Dai dati elaborati dal Centro Studi Promotor emerge che nel 2012 i consumi di benzina e gasolio per auto sono calati del 10,5%, ma data la crescita dei prezzi, sospinta soprattutto dai forti aumenti della tassazione, la spesa complessiva alla pompa è salita a 67,4 miliardi con una crescita del 4,7%. Questa imponente cifra è andata per 30,9 miliardi all'industria petrolifera e ai distributori, che accusano tuttavia un calo di introiti del 3%, e per 36,5 miliardi al fisco, che vede i suoi proventi aumentare del 12,4%. "Dunque l'Erario - sottolinea il CSP - finora è stato l'unico soggetto a trarre vantaggio dall'attuale situazione dei consumi e dei prezzi di benzina e gasolio.

Con la manovra finanziaria 2011 si è stabilito l'aumento dell'Iva al 21% e l'incremento dell'accisa sui carburanti, che ha portato ad un rincaro di circa 10 centesimi/litro del prezzo della benzina (12 centesimi per il diesel) portando la benzina a circa 1,80 euro/litro a inizio 2012. la componente fiscale pesa per oltre la metà del prezzo alla pompa per la benzina senza piombo (circa 53 per cento) e poco meno della metà per il gasolio auto (46 per cento circa).