Gli italiani amano i cibi naturali o, per meglio dire, biologici: lo dimostra la presenza sempre più capillare, non solo nelle grandi città, di negozi e supermercati che offrono alimenti bio, ma anche prodotti per la cura della persona, integratori alimentari, detergenti per la casa e libri sulle discipline alternative. Mangiare bio non significa necessariamente essere vegetariani, vegani o cultori del regime macrobiotico (che peraltro non vieta una modesta assunzione di carne laddove necessario per motivi di salute): l’importante è che gli allevamenti siano rispettosi dell’ambiente e degli animali, i quali dovranno poter contare su un’alimentazione rigorosamente naturale, con foraggio prodotto sui terreni aziendali e altri prodotti di origine vegetale proveniente da colture biologiche, con una tolleranza di prodotti convenzionali, purché non trattati con solventi e non transgenici.

Non dimentichiamo peraltro che anche la grande distribuzione convenzionale e perfino alcuni discount hanno creato diverse linee di prodotti bio, spesso di buona qualità, seppur con un ventaglio di proposte più ristretto rispetto ai canali “dedicati”.

A questo scenario incoraggiante si contrappone tuttavia una nota decisamente stonata ravvisabile nei costi che restano ancora proibitivi, specie per le famiglie con bambini piccoli o per le classi sociali meno abbienti, che si vedono costrette a rinunciare ai cibi biologici (o, nella migliore delle ipotesi, a consumarli in modo saltuario).

Ma perché in Italia i prodotti biologici hanno ancora dei prezzi proibitivi? La risposta non può essere ricercata solo ed esclusivamente nella “solita” legge della domanda e dell’offerta anche perché, come abbiamo visto più sopra, molti rinunciano a mangiare bio non perché prediligano gli alimenti industriali e men che meno il cibo spazzatura ma perché, semplicemente, non se lo possono permettere.

Forse non tutti sanno che in Germania, da quasi 6 anni a questa parte, ipermercati, supermercati e discount affiancano un vastissimo assortimento di cibi e prodotti biologici agli altri articoli convenzionali: la presenza capillare del bio nei canali della grande distribuzione ha coinciso con un sensibile abbattimento dei prezzi, che ormai sono pressoché identici a quelli dei prodotti “industriali”.

Accanto al prezzo dei singoli prodotti sia biologici sia convenzionali, appare anche la valutazione espressa da vari comitati di consumatori: “gut” (buono) o “sehr gut” (ottimo), per aiutare l’acquirente ad orientarsi meglio nella scelta degli articoli che ancora non conosce o conosce troppo poco. Inutile dire che la massificazione del mercato del bio è culminata in una crescita esponenziale delle vendite.

C’è dunque motivo di credere che anche in Italia i tempi siano maturi per il passaggio del biologico ad una dimensione meno élitaria: molte famiglie monoreddito o comunque con minori disponibilità economiche rispetto al consueto target di fruitori del bio non esiterebbero un solo istante ad adottare uno stile di vita più sano ed “echo-friendly”.