Il manager Enrico Bondi, già a capo di Parmalat dopo il crack dell'azienda a causa della gestione Tanzi, è stato nominato qualche giorno fa amministratore delegato dell'Ilva dal consiglio di amministrazione della stessa azienda mentre è stato confermato presidente Bruno Ferrante.

Puntare su Bondi serve a dare una garanzia in più alla magistratura: tre esponenti della famiglia Riva sono al momento ai domiciliari o latitanti : Fabio è a Londra, in attesa dell'udienza di estradizione. Pertanto, la mossa manageriale ha una sua natura politico-giudiziaria, allontanare Ilva da Riva significa rendere la società completamente autonoma e indipendente dalla holding di famiglia .

In queste ore Bondi ha già effettuato un primo sopralluogo allo stabilimento di Taranto ed ha iniziato ad incontrare dirigenti e capi area. In particolare ha visitato le zone maggiormente interessate dall'Aia, in particolare altiforni, cokerie e parchi minerari per prendere visione dello stato di attuazione dell'adeguamento alle prescrizioni.

Il quasi ottantenne «risanatore» di Lucchini e Parmalat, sposato con due figli, è stato contattato prima delle elezioni, quando era impegnato come consulente del governo Monti nella «spending review».

Attualmente l'ILVA versa in una situazione molto pesante che richiede l'apporto di una persona competente di aziende siderurgiche, dai buoni rapporti con il governo e capace di muoversi anche negli ambienti giudiziari.

Il tandem formato da Bondi e Ferrante sembra in grado di fornire le garanzie per far superare all'Ilva gli anni più difficili dalla sua nascita.

Bondi ha trovato uno stabilimento con una produzione attestata forzatamente su livelli minimi e privo di alcune sorgenti produttive, l'obiettivo è quello di far recuperare la sua totale agibilità all'impianto.

Nato ad Arezzo il 5 ottobre 1934, Enrico Bondi è laureato in chimica e vanta grande esperienza nel risanamento delle imprese. Si è occupato del risanamento della Montedison , Parmalat, Lucchini, con decreto legge del 2012 è stato nominato commissario straordinario per la razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi con il compito di definire il livello di spesa per voci di costo, incarico da cui si è dimesso quando il Governo Monti è caduto.