Lo stallo politico causato dall'esito delle elezioni di Febbraio ha causato, in questo periodo, una notevole crisi istituzionale che ha impedito la formazione di un nuovo governo per il nostro paese. In molti hanno cercato una soluzione che risolvesse l'impasse e tra le varie proposte c'è anche stata quella di un governissimo formato da Partito Democratico e Partito della Liberta che potesse in questo modo vantare la maggioranza e con essa la possibilità di guidare la nazione.

Questa ipotesi, caldeggiata a più riprese dal partito di Silvio Berlusconi, è stata tuttavia esclusa da Pierluigi Bersani che, in una nota pubblicata su La Repubblica, ha espresso le ragioni del mancato appoggio a questa linea che Dario Franceschini e altri esponenti del Pd avevano invece giudicato con favore nei giorni scorsi.

Bersani infatti, pur confermando la necessità di avere al più presto un governo stabile e duraturo, ha bocciato l'ipotesi di un esecutivo a suo dire giocato sul circuito politico-mediatico e basato su equilibri precari e instabili.

Il segretario del Pd è anche andato oltre dando la propria disponibilità a farsi da parte nel caso possano esserci soluzioni alla crisi politica che non comprendano la presenza della propria persona. La sua intenzione è infatti quella di non legare il suo schieramento politico alle proprie ambizioni personali ma di trovare una linea di cambiamento che sia valida a prescindere dal contributo personale che ad essa potrebbe essere garantito.

La necessità di formare un nuovo esecutivo che dia il via alle riforme è sempre più sentita ed è stata sottolineata anche da Maurizio Marchesini, presidente della Confindustria dell'Emilia Romagna.

L'imprenditore emiliano ha duramente condannato l'operato delle forse politiche invitandole a lasciare da parte le questioni di poca importanza concentrandosi invece su quelli che sono i reali problemi del paese. Marchesini ha anche evidenziato come stiano aumentando le imprese costrette a chiudere ed ha anche respinto con fermezza l'ipotesi di un nuovo ricorso alle urne che farebbe perdere ulteriore tempo sulla strada della creazione di misure per rilanciare la disastrata economia della nostra nazione.

Le affermazioni del Presidente emiliano di Confindustria sono confermate anche dai numeri del Ministero del Lavoro che ha quantificato in circa un milione il numero di persone che hanno perso il lavoro nel corso del 2012. Una quantità enorme e destinata ad aumentare nel 2013 dal momento che a tutt'oggi non si intravede una via d'uscita alle difficoltà che ci stanno attanagliando. Insomma è sempre più necessaria una svolta a livello politico-istituzionale che consenta finalmente di dare all'Italia una guida valida per i prossimi anni.