L’Ipsos ha svolto un’indagine per l’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) atta a fotografare l’immagine del risparmio privato italiano in tempi di crisi. Dai dati emerge che sono sempre di più gli italiani che preferiscono la liquidità agli investimenti. In particolare cala l’interesse del Bel Paese per gli investimenti immobiliari.

I tempi di crisi che stiamo vivendo hanno messo in ginocchio molte famiglie che a stento riescono ad arrivare alla fine del mese. Perciò l’ipotesi di un risparmio familiare diventa sempre più remota. Eppure dall'indagine svolta dall’Ipsos – la società che opera nel segmento delle ricerche di mercato - per l'Acri arriva qualche ottimistico segnale: negli ultimi dodici mesi è aumentata, sia pure impercettibilmente, la percentuale d’italiani che è riuscita a mettere da parte qualcosa (passa dal 28% del 2012 al 29% del 2013). Le famiglie che hanno un saldo negativo passano dal 31% al 30% evidenziando una piccola un'inversione di tendenza rispetto al 2010. Nonostante ciò, però, la fiducia nel risparmio privato italiano continua a calare.  

Risparmio privato italiano, il bisogno di liquidità

L’italiano medio che fino a qualche tempo investiva i suoi risparmi in beni immobili, oggi sente di più il bisogno di avere a portata di mano la liquidità necessaria che gli consenta di far fronte a improvvise emergenze o necessità. Qualche piccolo investitore si trova ancora, ma preferisce il classico libretto di risparmio (la percentuale cresce del 25% rispetto al 2012). Aumentano di poco anche i possessori di fondi comuni. Diminuiscono, invece, gli investimenti in titoli di Stato e azioni soprattutto dopo il ridimensionamento dei rendimenti. Invece, rimane invariata rispetto al 2012 la percentuale dei possessori di certificati di conto deposito e obbligazioni. Rispetto al 2012, cresce anche la sottoscrizione di polizze vita/pensioni integrative. 

Risparmio privato italiano e l'abbandono del “mattone”

Chi continua a credere che il sogno degli italiani sia quello di accumulare case, deve ricredersi. L’indagine Ipsos, infatti, evidenzia come l’amore italiano per il “mattone” scende vertiginosamente. L’investimento immobiliare non è più ambito dagli italiani, tanto è vero che la percentuale di quanti lo considera ancora un buon investimento, è paurosamente crollata al 29% dal 70% del 2006, diventando così la più bassa dal 2001. Probabilmente il nuovo regime di tassazione degli immobili, la difficoltà di vedersi accordato un mutuo, l’insolvenza di alcuni inquilini che si sono ritrovati senza lavoro, dirottano l’interesse degli italiani verso altri tipi d’investimento come l’acquisto di obbligazioni o buoni postali. 

Risparmio privato italiano, le differenze fra Nord e Sud

Al Sud e nelle isole l’investimento immobiliare è in caduta libera più che altrove.  Solo il 10% degli investitori continua a preferire il “mattone”. Qui il risparmiatore ha preferito sostituire il rogito con il risparmio postale e gli appartamenti con i più confortanti titoli di Stato. Nel Nord Est d’Italia invece, qualcuno disposto a rischiare ancora si trova. In queste zone vanno per la maggiore investimenti “pericolosi” come gli Strumenti Derivati, i contratti con cui si procede all'acquisto di altri beni. Il loro valore, quindi, “deriva” da quello dei beni stessi di cui è regolata la compravendita. Qui la percentuale di chi ama investire, anche rischiando, è pari all'8%, superiore di tre punti percentuali rispetto alla media nazionale che si attesta al 5%.