«Le politiche di aggiustamento e le riforme strutturali nei quattro Paesi hanno condotto a drammatiche quote di disoccupazione, a una percentuale storica di posti di lavoro perduti, e a un peggioramento delle condizioni di lavoro». È durissimo il rapporto approvato a larga maggioranza della Commissione Lavoro e Affari Sociali del Parlamento europeo sull'operato della troika in Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro.
Il relatore, il socialista spagnolo Alejandro Cercas, ha accusato Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Bce di aver lavorato «come macellai, non come chirurghi», ignorando completamente la dimensione sociale e agendo «come un club di banchieri».
In particolare, si è messo in evidenza l'aumento della povertà avvenuto nel paese ellenico, i pesanti tagli all'assistenza socio-sanitaria, ai salari e alle pensioni, l'aumento vertiginoso della disoccupazione e delle diseguaglianze.
Secondo il rapporto, inoltre, queste ingerenze si configurerebbero come violazioni del Trattato sul funzionamento dell'Unione, che all'articolo 178 sancisce la responsabilità degli Stati membri «per la definizione della loro politica sanitaria e per l'organizzazione e la fornitura dei servizi sanitari e di assistenza medica».
Contro il documento ha votato il Ppe, che ha puntato il dito contro governi socialisti in carica in Grecia e Portogallo dal 2009 al 2011, accusati di non aver reagito prontamente alla crisi; di segno opposto le critiche dei rappresentanti di Sinistra Europea, secondo i quali il rapporto avrebbe dovuto esplicitare chiaramente l'illegittimità della troika.
Intanto la confederazione dei sindacati europei ha proclamato per il prossimo 4 aprile una giornata di mobilitazione contro l'Austerity.