La guerra per i minerali, che vede impegnate le più grandi firme dell'elettronica mondiale sta distruggendo la Repubblica Democratica del Congo. Lo Stato africano, vera e propria miniera di oro, columbite, tungsteno, e tantalite, è diventato l'epicentro di intollerabili violazioni dei diritti umani. L'estrazione dei minerali, usati nella stragrande maggioranza dei dispositivi elettronici dai cellulari, ai televisori alle console, ha sventrato il Paese.

La Apple, nel suo report sulle responsabilità dei fornitori 2014, ha dichiarato «la necessità di sviluppare politiche a salvaguardia dei lavoratori, con l'introduzione di revisori ad ogni anello della catena di produzione.

L'obiettivo è quello di combattere il fenomeno dello sfruttamento durante l'estrazione e la lavorazione nelle fonderie di oro, tungsteno e tantalite».

Ai microfoni della BBC Bandi Mbubi, l'amministratore di Congo Calling -associazione umanitaria che opera da anni sul territorio- ha applaudito all'annuncio della Apple sottolineando «la necessità di trasformare l'intera industria dell'elettronica e il suo modo di fare business. Apple ha dato un segnale incoraggiante nella giusta direzione ma è solo l'inizio di un lungo processo».

Il mese scorso anche Intel ha annunciato di allinearsi a nuovi standard, esprimendo la chiara volontà di non usare nei suoi microprocessori materiali estratti nei "conflict mineral".