Dopo lo scandalo sull’olio extravergine di circa un paio di mesi fa per il quale è scattata l’indagine dei Nas, molti celebri marchi come Carapelli, Bertolli, Coricelli, Primadonna Sasso sono finiti sotto inchiesta. Fra i reati ipotizzati dalla Procura c'è in primis quello di vendita di prodotti industriali con segni mendaci e la frode in commercio. Benchè il fenomeno della 'miscelazione' di oli di diversa provenienza non sia nuovo, un recente articolo del ‘Fatto quotidiano’ ha prospettato il problema sotto un altro punto di vista ovvero quello dell’alto profitto di chi truffa e del basso profitto di chi è onesto.

Il dato di fatto che viene in evidenza è appunto quello di chi pur non usando il 100% di olive italiane guadagna però anche 7/8 volte ciò che guadagna l’azienda che vende bottiglie d’olio veramente extravergine. I furbetti delle bottiglie d’olio ‘taroccate’ infatti non solo abbattono i costi di manodopera italiana ma anche fanno due danni: uno al consumatore e uno all'imprenditore onesto. Chi crede di acquistare olio extravergine viene infatti tratto in inganno proprio perché acquista in realtà un mix di oli di categorie e di qualità diverse.

Alto profitto per chi truffa e basso profitto per chi non lo fa

Chi decide di seguire la strada della truffa usa infatti solo un decimo di olio extravergine, gli altri nove decimi sono oli di altro genere tra cui anche colorante e sansa.

E può quindi permettersi di vendere nei centri di grande distribuzione delle bottiglie di olio extravergine a prezzi quasi stracciati: alcune bottiglie vengono vendute ad un prezzo di 3,50 euro al litro. Per i produttori di olio-extravergine onesti invece i margini di guadagno sono minimi e spesso ci si copre solo le spese.

La produzione di un vero olio extravergine richiede inoltre varie fasi: la prima è proprio quella della raccolta delle olive e la molitura, che da sole costano al produttore circa 12 euro a quintale a cui va aggiunto il costo medio delle olive di circa 40/45 euro a quintale, i costi del frantoio e l’attività di imbottigliamento (che con etichetta e tappo antifrode costa oltre 1 euro).

Per questo si arriva a circa 10 euro al chilo per un prodotto extravergine doc, che deve avere anche la certificazione territoriale. Essa infatti consente di avere una garanzia in più su dove è raccolto e su chi lo lavora per evitare che venga inquinato con materia prima proveniente da altri paesi Ue.

Come riconoscere quello originale da uno contraffatto?

Il primo passo per distinguere un prodotto non conforme alla qualità da uno invece conforme è farsi un giro fra i vari supermercati sui cui scaffali potrebbe trovarsi anche una tanica da 5 litri a meno di 20 euro. In tali casi non è molto difficile trarre delle logiche conclusioni, specialmente quando si sa che l’olio made in Italy si vende ad un prezzo superiore di almeno 2 euro al litro.

Anche la prova del freezer può aiutare molto. Si deve mettere nel congelatore l’olio extravergine, se dopo un paio di giorni lo si noterà compatto e quasi a forma di chicchi di riso significa che è di buona qualità. Se invece diventa gelatinoso come se ci fosse fatto di grasso, allora è di bassa qualità.