Ne ha parlato Il Sole 24 Ore nell'edizione di lunedì 25 luglio e la notizia è stata ripresa anche da diversi siti web che si occupano di lavoro ed economia. Il mese di dicembre 2016 sarà l'ultimo nel quale sarà applicato il cosiddetto "contributo di solidarietà" applicato da ormai tre anni a tutti coloro che percepiscono le cosiddette "Pensioni d'oro".  Dal 2017 si torna infatti alla norma precedente.

Stiamo parlando di una platea di circa 40 mila pensionati di "lusso" che incassano almeno 91.344 euro lordi all'anno, ovvero più di 7.500 euro lorde mensili e che in questi ultimi tre anni hanno visto decurtato il proprio reddito dal "contributo di solidarietà" (istituito dal governo Letta sul finire del 2013 e rimasto in vigore per il triennio 2014-2016). 

Cosa succede all'atto pratico da gennaio? E' semplice. I circa 40 mila cittadini che percepiscono le cosiddette "pensioni d'oro" vedranno nuovamente crescere il proprio assegno mensile, rispetto agli ultimi tre anni. 

Come funziona il contributo di solidarietà

Il "prelievo" in vigore dal gennaio 2014 e valido fino a dicembre 2016 prevede tre scaglioni.

Le pensioni sopra i 91.344 euro ma inferiori a 130.358 euro lorde annue sono "tassate" con un contributo del 6%, quelle che superavano i 130.358 euro (stiamo parlando di oltre 10.000 euro mensili) ma si mantengono al di sotto delle 195.000 euro pagavano il 12%, mentre infine tutti coloro che percepiscono oltre 195.538 euro annue (stiamo parlando di qualcosa come 16.000 euro mensili) hanno subito in questi anni un prelievo del 18%.

Cosa succederà dopo alle pensioni d'oro?

Tutto questo però dal 1° gennaio 2017 non sarà più in vigore. I percettori di "pensione d'oro" potranno tornare a godersi interamente il proprio cospicuo assegno, così come facevano fino al dicembre 2013. Almeno che il Governo di Matteo Renzi nel frattempo non voglia intervenire per reintrodurre il "contributo di solidarietà".

Visto anche il frequente pressing in tal senso da parte del presidente dell'Inps Tito Boeri e dal momento che pure una sentenza della Corte Costituzionale recentemente ha stabilito la legittimità di tali contributi. Chissà se in questi mesi, in ambito parlamentare e/o governativo, ci saranno proposte concrete per reintrodurre un contributo che era stato creato dal Governo Letta, retto sostanzialmente dalla stessa maggioranza parlamentare rispetto all'attuale Governo. Ma non è per niente scontato che il Governo Renzi voglia andare in tale direzione. Una misura che peraltro sarebbe di buon senso, e anzi probabilmente sarebbe opportuno ripetere con aumenti delle aliquote, in un quadro economico nel quale sempre più famiglie non arrivano alla fine del mese, con le pensioni "normali" che subiscono aumenti automatici Istat veramente irrisori e con un percorso a ostacoli sempre più complicato per chi vuol uscire anticipatamente dal lavoro.