La fiducia di imprese e consumatori cala sensibilmente nel mese di giugno. Il dato è stato raccolto prima ancora di sentire i contraccolpi della Brexit e indica un clima di sfiducia nel Paese.
I dati pubblicati dall'Istat di rilevazione della fiducia potrebbero facilmente produrre un peggioramento a luglio, quando la Brexit produrrà i suoi effetti sulle "speranze" del futuro.
Le rilevazioni ISTAT
I dati ISTAT dicono che la fiducia dei consumatori segue un trend delineato da aprile in poi, l'indice segna a giugno 110.2 punti, da 112,5 di maggio. I dati ISTAT delle imprese seguono lo stesso segno negativo, l'indicatore passa da a 101,2 a giugno, da 103 a maggio.
Nel dettaglio il dato della fiducia dei consumatori è in caduta in tutte le due componenti. Il clima personale scende da 105.4 a 103.0, quello economico generale da 135.7 a 131.8, il clima generale corrente si attesta a 108.2, mentre a maggio era 109.8. Ma è la sensazione del futuro che è più preoccupante, il valore di questo indicatore subisce un forte calo da 117.6 punti a maggio a 112.9 punti a giugno.
Insomma gli italiani vedono nero, sono sfiduciati nel presente e sopratutto non vedono alcun possibile miglioramento nel futuro. Gli italiani esprimono dei giudizi sulla situazione economica in peggioramento (a -48 da -47) e le loro attese sul Paese si confermano negative (a -5 da 3). In recupero emerge il giudizio sull'andamento dei prezzi nei passati 12 mesi (a -26 da -27) e resta stabile quello sul futuro nei prossimi 12 mesi (a -20). Peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (a 32 da 26, il saldo).
Per le imprese il risultato della rilevazione della fiducia si dimostra meno omogeneo. L'indice sale nelle imprese manifatturiere (a 102,8 da 102,1) e nelle imprese di costruzione (a 121,6 da 120,4), mentre scende nelle aziende di servizi di mercato (a 105,0 da 107,3) e nel commercio al dettaglio (a 99,7 da 101,0).
Alla sfiducia delle imprese si aggiunge la rilevazione del Centro studi Confindustria che prevede un calo dello 0,2% a giugno della produzione industriale rispetto a maggio.
A questo quadro, che mette in luce una aspettativa depressiva del futuro per i cittadini italiani, si aggiungono le previsioni di Confindustria. Secondo il centro studi di Confindustria il biennio 2016-2017 sarà contrassegnato da un rallentamento della crescita del prodotto interno lordo del 50 per cento. Rispetto ai dati già miseri di previsione di crescita, il colpo atteso, anche come conseguenza dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, certamente deprime molto la società italiana.
Confindustria paventa anche la vittoria del "No" al referendum costituzionale.
Addirittura teme un crollo di -1.7 punti di PIL nel 2017 - 2018 ed un calo dell'occupazione di 600 mila unità.
Questi ultimi dati sono da prendersi con la dovuta prudenza, perché possono risentire del timore di una caduta di un governo che ha riservato agli imprenditori grandi elargizioni, in termini fiscali e di decontribuzione. Quindi potrebbero esprimersi all'interno di una loro campagna elettorale a sostegno dell'attuale governo.
Però la stragrande maggioranza degli italiani non ha ad oggi visto risultati positivi nell'azione di governo nella propria vita. Anzi continua a vedere un futuro nero e vive la situazione con molta ansia e depressione.
Insomma in Italia è forse stata creata dalla classe dirigente una nuova via economica "La Decrescita Infelice".