Lo spread è il differenziale di rendimento tra Titoli di Stato dei diversi Paesi dell'area euro, e quello dei bond italiani nei confronti degli altri principali paesi sta rialzando la testa. E le conseguenze si vedono chiaramente sui corsi borsistici, tanto più in Italia: la Borsa di Milano in questo momento sta perdendo più di tutte le altre borse europee. In questo momento il calo è di circa l'1,16%.

Mentre Londra, Parigi e Francoforte segnano cali inferiori al punto percentuale.

E nonostante autorevoli esponenti della maggioranza del Governo M5S - Lega, come Claudio Borghi, affermino che tutta l'Europa sia sotto attacco della speculazione internazionale, i numeri parlano chiaro: il differenziale tra i Btp italiani e i Bonos spagnoli non è mai stato così alto. Nemmeno durante la crisi del 2011 che portò alla caduta dell'allora Governo Berlusconi.

Un raffronto tra Italia Spagna e Portogallo

Come evidenzia il Sole24ore, anche se i tassi di interesse dei titoli a più lunga durata di Spagna ma anche Portogallo è paragonabile a quello italiano, sulle durate inferiori, specialmente quelle a tre mesi i cugini spagnoli e lusitani presentano dei rendimenti negativi.

I Btp italiani a tre mesi, purtroppo, non godono più di questo vantaggio almeno da maggio 2018. Da allora, infatti, i mercati si sono messi a speculare sull'efficacia delle scelte di politica economica del Governo M5S - Lega.

Secondo l'analisi svolta dal Sole24ore, almeno fino a ieri, il costo del rifinanziamento del debito italiano ad un anno era esattamente paragonabile a quello che deve sostenere il Portogallo, ma su un orizzonte temporale di 5 anni. In pratica, già ora noi italiani paghiamo interessi sul debito equivalenti a quelli che i portoghesi pagano in un quinquennio.

I possibili rischi con la fine del Qe

Già ora, con lo scudo BCE ancora funzionante, un sondaggio condotto da Bank of America Merrill Linch ripreso dal Sole24ore, evidenzia come gran parte degli investitori obbligazionari intervistati non intende acquistare Btp italiani perchè giudicati eccessivamente volatili.

Oppure intendono posticipare l'acquisto in ottica speculativa aspettando che lo spread tra i Titoli italiani e quelli tedeschi (lo spread di cui più si parla generalmente) si attesti sui 300 - 350 punti base. Nel momento, poi, che la BCE interrompa gli acquisti di titoli di Stato c'è da temere un ulteriore innalzamento dello Spread che, sempre secondo Borghi, potrebbe portare addirittura al collasso della moneta unica.

Comunque, ancora prima che si verifichi questa infausta eventualità, come ha evidenziato la banca d'affari Goldman Sachs in una nota del 15 agosto 2018, se non si dovesse rintracciare un acquirente di ultima istanza alternativo dopo la fine del Qe, la stragrande maggioranza delle banche italiane potrebbero trovarsi in difficoltà.

Questo potrebbe avere effetti deleteri sul capitale delle banche stesse che, tradizionalmente, sono tra i principali acquirenti dei nostri Titoli di Stato. Ma, a livello macroeconomico, potrebbe ripercuotersi ulteriormente sul merito di credito dell'Italia. E quindi sul suo rating internazionale. Il rischio ulteriore è che una crisi del debito italiana possa avere effetti peggiori a livello europeo dell'attuale crisi turca.

Per capire come reagiranno i mercati occorrerà comunque attendere l'autunno prossimo con il varo della Legge di Bilancio del nuovo Governo M5S - Lega e la diminuzione degli acquisti di titoli da parte della BCE a 15 miliardi di euro. Ma c'è già chi, come l'agenzia di rating Moody's, ha affermato di essere pronta a tagliare il giudizio sull'Italia se la prossima manovra non dovesse fornire sufficienti garanzie di rispetto dei budget. L'Italia è comunque la terza economia dell'area euro, dopo Germania e Francia, e i timori di misure che aumentino la spesa pubblica e il deficit non fanno dormire sonni tranquilli ai mercati.