La crisi economica e finanziaria che in quest'afosa estate 2018 sta interessando la Turchia, inizia a preoccupare anche la vigilanza della Bce presieduta da Mario Draghi per un possibile contagio delle banche europee. In particolare, dall'Eurotower stanno tenendo sotto stretta osservazione la situazione di tre grandi istituti bancari del Vecchio Continente, ossia la spagnola BBVA, la francese Bnp Paribas (proprietaria anche dell'italiana BNL) e l'italiana Unicredit.

A questi timori si vanno ad aggiungere anche gli effetti negativi causati dal perdurare della crisi turca.

Infatti, ormai da diversi giorni, le Borse europee stanno registrando notevoli ribassi, mentre lo spread (particolarmente in Italia) sta rialzando la testa. Di conseguenza, anche l'Euro (la moneta comune dell'Unione europea) ne sta risentendo.

Ad evidenziare come quest'insieme di fattori stia sollevando una serie di dubbi e preoccupazioni da parte della Banca Centrale Europea, è soprattutto un articolo del "Financial Times", puntualmente ripreso da diverse agenzie di stampa nazionali e internazionali come la nostra Ansa.

L'analisi del Financial Times

Il quotidiano inglese, mettendo in evidenza come la BCE stia monitorando da vicino la situazione delle tre banche sistemiche succitate, ha spiegato quali sarebbero le ragioni alla base di questi nascenti timori di contagio.

Innanzitutto, FT ha ricordato che nell'ultimo anno la lira turca si è deprezzata di oltre un terzo del suo valore iniziale, in seguito alle politiche attuate dal leader turco Recep Erdogan, che si sono dimostrate in netto contrasto con le indicazioni fornite dagli altri leader europei.

A tal proposito, pare che gli Stati Uniti abbiano predisposto delle sanzioni nei confronti della Turchia, dopo il mancato rilascio del pastore Andrew Brunson, arrestato nell'ottobre del 2016 con l'accusa di far parte dell'organizzazione terroristica Feto.

Inoltre Erdogan avrebbe invaso il campo di competenza della Banca Centrale Turca, impedendo, di fatto, un'indispensabile stretta monetaria in un contesto macroeconomico mondiale caratterizzato da tassi in rialzo. Questi interventi avrebbero acuito ulteriormente una crisi già latente. La riduzione di autonomia verso le autorità monetarie turche (sia alla banca centrale che ai vari ministeri economici) è stata vista con estrema negatività da parte degli investitori internazionali, i quali hanno cominciato a nutrire ulteriori timori per la possibilità di portare avanti liberamente, e in un contesto economico e politico favorevole, i propri affari.

I riflessi sull'economia italiana

Come accennato in precedenza, tutte le Borse europee - ad eccezione proprio di Ankara che si muove anche oggi in controtendenza - stanno andando incontro a dei pesanti ribassi che si stanno abbattendo in particolar modo sui titoli bancari. In Italia, le preoccupazioni per un eventuale contagio della crisi turca si stanno riflettendo, nello specifico, sullo spread, salito fino a quota 260 punti base rispetto ai Bund tedeschi, salvo poi attestarsi intorno ai 257 punti.

Inoltre non si esclude un probabile crollo della lira turca. Tutto ciò va ad incidere pesantemente anche su alcuni titoli bancari italiani e soprattutto su Unicredit (che in Turchia controlla il più grande istituto bancario del Paese, Yapi Kredi), che al momento starebbe cedendo oltre il 3%.

Questo calo è fondamentalmente legato all'alta esposizione di Unicredit nei confronti del debito pubblico turco.

Infine non bisogna sottovalutare l'effetto indiretto, sulla crisi turca, delle sanzioni americane contro l'Iran. Teheran, infatti, è un importante partner commerciale di Ankara. I timori della BCE, dunque, sembrerebbero più che fondati.