"Prima i nostri!". È questa la denominazione dell’iniziativa popolare lanciata dall’Udc ticinese e che sarà tra i quesiti referendari sui quali gli svizzeri saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 25 settembre. Un’iniziativa popolare, quella lanciata dall’Udc, che riguarderà solo il Canton Ticino e che sarà seguita con un certo interesse da molti italiani che ogni giorno si recano a lavorare nella vicina confederazione elvetica.

Sono, infatti, oltre 60.000 i Frontalieri italiani, per lo più provenienti dalle province di Varese e Como, che ogni mattina oltrepassano il confine per motivi di lavoro. I ticinesi intendono davvero penalizzare i tantissimi lavoratori frontalieri che svolgono determinate professioni sul territorio svizzero, o si tratta solo di una mossa politica di una parte che intende così rivendicare, agli occhi del proprio elettorato, una certa intransigenza su questi temi?

Non è la prima volta, infatti, che il partito elvetico di destra porta avanti iniziative che puntano a sfruttare il malcontento di una parte dei ticinesi contro i lavoratori frontalieri, anzi è un suo cavallo di battaglia.

Tutti ricordano ancora la campagna "bala i ratt", con i lavoratori italiani rappresentati come topi. Scoppiò addirittura una polemica internazionale. Con questa iniziativa referendaria, invece, l’Udc chiede di modificare la costituzione, per sancire formalmente una chiara preferenza per i cittadini ticinesi rispetto agli stranieri.

Bisogna chiarire, però, che questa proposta, se dovesse passare, andrebbe ad inserirsi nell’ambito dei molteplici ed articolati accordi bilaterali sottoscritti dalla Confederazione Elvetica con l'Unione Europea . Difficile - se non impossibile - modificare in modo unilaterale l’accordo sulla libera circolazione nel mercato del lavoro senza rivedere anche gli altri, come quello inerente il libero scambio.

Del resto, da Bellinzona, il Governo ticinese si è già schierato apertamente per il "no", anche perché la proposta dell’Udc non sarebbe in grado di soddisfare realmente la richiesta di lavoro dei ticinesi in difficoltà.