Il nuovo governo, guidato da un Renzi che sembra essere quantomeno volenteroso, vara riforme e tagli per far si che la politica e lo Stato possano dare il buon esempio. In un epoca in cui l'italiano medio fatica ad arrivare al 20 del mese, esistono sprechi e situazioni che hanno del paradossale. L'Arma dei Carabinieri, duecento anni di storia, intrisa di gesti eroici e personaggi d'esempio, eppure, oggi, è protagonista di una farsa, che finalmente la Corte dei Conti sembra aver portato alla normalità.
L'Arma dei Carabinieri da anni è stata riconosciuta come quarta forza armata del nostro Paese, tralasciando la discussione che ha comportato una simile scelta, diventa oggi attuale e incomprensibile il veder riconosciuta ai vice comandanti dell'arma, solitamente Generali di lungo corso ormai prossimi allo status di fine servizio, la sip (speciale indennità pensionabile) che altro non è che un emolumento in busta paga di circa 6 mila euro netti in più al mese.
Analizzando la situazione non si comprende, o meglio lo si fa, ma si rimane allibiti, nel vedere come i vice comandanti dell'Arma dei Carabinieri, negli ultimi anni, si siano avvicendati con una regolarità quasi machiavellica, permettendo così a numerosi alti ufficiali, di usufruire della sip e andarsene in pensione con 14 mila euro netti, euro più euro meno.
In un Paese che sottopaga truppa e sottufficiali, che taglia i fondi alla difesa e alla sicurezza, andando a colpire la base, una tale situazione potrebbe far indignare i più.
La Corte dei Conti però, ha cercato di sanare la situazione, dichiarando illegittima la super pensone dei vice comandanti dell'Arma.Tale decisione produrrà quasi sicuramente ricorsi e controversie, sono recenti le indignazioni di manager pubblici che di fronte alla possibilità di vedersi decurtare uno stipendio esagerato e spesso immotivato, hanno minacciato l'esodo di massa all'estero, ma confidiamo che il buon Renzi non si faccia piegare e abbatta la scure sui veri sprechi, riportando a questo bel Paese un pò di buon senso e moralità.