Ancora una volta il problema degli insegnanti e dei lavoratori ATA quota 96 vede una sostanziale disillusione dei loro desiderata, sopratutto riguardo la possibilità di una sanatoria nel breve periodo. Le speranza di circa 4000 lavoratori si sono infrante contro l'ultimo Consiglio dei Ministri di fine agosto, tenutosi senza sostanziali novità al riguardo. Eppure l'estate sembrava essere iniziata con le giuste premesse.
Il Governo Renzi aveva manifestato alcune aperture alla questione, tanto che un'apposita sanatoria era stata inserita addirittura nella recente riforma della pubblica amministrazione. Tutto risolto? Macché! All'ultimo minuto è arrivato il dietrofront del Governo, motivato con i dubbi sulle coperture ricevuti dalla Ragioneria dello Stato e dai tecnici della spending review.
Il parere del Governo cambia dopo la metà di agosto
Che il Governo abbia maturato nelle ultime settimane un'opinione differente sulla questione era intuibile dalle dichiarazioni che si sono succedute al riguardo proprio dopo l'approvazione della Riforma PA.
È stato lo stesso Premier Matteo Renzi a esprimersi chiaramente durante un'intervista televisiva in diretta su Rai 3, affermando che la priorità sarebbe dovuta andare a chi (come gli esodati) era rimasto senza lavoro e senza reddito da pensione. Un dietrofront che ovviamente non è piaciuto ai Quota 96 e che ha scatenato le loro rivendicazioni, culminate in una manifestazione di protesta tenutasi a Roma il 29 agosto 2014, proprio in coincidenza con il Consiglio dei Ministri di fine mese.
Quali possibilità restano ai Quota 96 a settembre?
Riguardo la possibilità che possa essere ancora fatto qualcosa al riguardo, bisogna ammettere che per il nuovo anno scolastico sarebbe una vera e propria lotta contro il tempo.
A settembre i ragazzi tornano sui banchi di scuola e i lavoratori dovranno essere al loro posto per l'inizio delle lezioni.
L'unica speranza al riguardo arriva da una nuova proposta dei sindacati, che hanno sottoposto all'attenzione dei legislatori la possibilità di diluire le uscite dal lavoro in diversi scaglioni, dando precedenza a chi ha maggiori contributi e un'età anagrafica più elevata.
In questo modo, sarebbe possibile risolvere il problema del pensionamento di tutti i 4000 lavoratori senza pesare eccessivamente sui costi dello Stato e favorendo al contempo quello scambio intergenerazionale di cui la scuola necessità da molto tempo.