Contributo sì, contributo no. Sembra quasi una soap opera tipicamente latina quella che ha preso piede nelle ultime settimane; dall'importanza di una riforma delle Pensioni ai soggetti che necessitano al più presto di una copertura, fino a coloro che dovrebbero contribuire con una parte dei propri "presunti privilegi". Peccato che la commedia della riforma pensionistica sia tutt'altro che piacevole, anzi per alcuni rischia davvero di trasformarsi in tragedia.
Si parla di coloro che potrebbero restare ancora per anni senza l'assegno previdenziale, talvolta nonostante la presenza di requisiti già maturati (come per i lavoratori quota 96 della scuola pubblica).
Per non parlare di coloro che potrebbero subire il taglio della mensilità a causa di un contributo di solidarietà; infatti, se per qualcuno l'asticella del limite di prelievo venisse fissata troppo in basso, significherebbe grandi dolori e sacrifici proprio in un momento (quello della vecchiaia) dove la parola d'ordine dovrebbe essere serenità.
Quali sono i soggetti maggiormente a rischio di un possibile contributo
Fino ad ora, ogni volta che si è parlato di contributo di solidarietà si è fatto riferimento alle pensioni d'oro, ovvero agli assegni ricevuti nel passato con grande generosità; soprattutto, ci si riferisce a coloro che sono entrati nelle grazie dell'Inps con il metodo retributivo, a differenza di coloro che invece matureranno il welfare di vecchiaia con il più severo e parco sistema contributivo.
A essere sotto stretta osservazione potrebbe proprio essere il differenziale tra l'importo dell'assegno maturato con il metodo retributivo e il suo equivalente contributivo (spesso ben più basso), che verrebbe corrisposto attraverso la rendita dei contributi effettivamente versati. Se si decidesse di applicare questo principio in maniera assoluta, si otterrebbe un effetto paradossale, perché nella pratica subirebbero un taglio "più importante" proprio quei soggetti che hanno effettuato meno versamenti.
La tagliola dovrebbe aiutare a evitare sperequazioni, sì a pensioni d'oro e d'argento
Per evitare che il contributo di solidarietà generi situazioni problematiche dal punto di vista sociale, bisognerebbe quindi fissare una tagliola o un limite al di sotto del quale non risulterebbe applicabile.
È chiaro a questo punto che l'ipotetico provvedimento dovrebbe concentrarsi particolarmente sulle cosiddette pensioni d'oro e d'argento. Le prime possono essere riconducibili a pensioni di circa 3.000 - 3.500 € lordi al mese, mentre per le secondo l'area di limite potrebbe arrivare ai 2.000 - 2.500 € lordi.
È possibile effettuare conteggi anche a partire da redditi più alti (ad esempio considerando chi incamera più di 50.000 € lordi l'anno), ma va anche considerato che le risorse ottenute così facendo potrebbero non risultare sufficienti per aggiustare in modo definitivo il welfare pensionistico. D'altra parte, anche un contributo sui redditi altri potrebbe risultare pesante per i soggetti destinatari, visto che i pensionati in questione potrebbero aver assunto nel tempo impegni finanziari spesso anche notevoli per aiutare figli e familiari (il tanto chiacchierato welfare familiare). Questo spiega facilmente perché trovare "la quadra" con un simile provvedimento, sia tutt'altro che semplice.