L'aula della Camera dei Deputati, presieduta da Laura Boldrini, ha concluso nel primo pomeriggio di oggi (martedì 25 novembre) la votazione degli ordini del giorno alla legge delega di riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs act che sta spaccando il Partito democratico diviso anche su articolo 18, ammortizzatori sociali, riforma pensioni e pensione anticipata.
Riforma lavoro e pensioni Governo Renzi: Jobs act, stasera voto finale alla Camera
Mentre sono in corso le dichiarazioni finali di voto sul Jobs act nell'aula di Montecitorio si susseguono le dichiarazioni e le prese di posizioni di partiti ed esponenti politici e del Governo Renzi e continua a lacerarsi il Partito democratico con Gianni Cuperlo e Pippo Civati che dicono che non voteranno la riforma del lavoro così com'è e chiedono interventi di modifica alla riforma Pensioni Fornero sulle stesse posizioni della Cgil di Susanna Camusso che per venerdì 12 dicembre 2014 ha già proclamato, senza se e senza, ma lo sciopero generale contro il Governo Renzi.
Più attenuata e di disciplina alle regole non scritte del Pd l'ex segretario Pierluigi Bersani il quale tuttavia non fa mancare critiche al premier e segretario del partito Matteo Renzi. Intanto domani mercoledì 26 novembre la commissione Lavoro della Camera dei Deputati guidata dal presidente Cesare Damiano incontrerà sia il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti che il responsabile economico del Partito democratico Filippo Taddei, per un primo confronto sul decreto attuativo che il governo dovrà definire dopo l'ok al Jobs act.
Jobs act e riforma pensioni 2014-2015: sempre più spaccato il Pd di Renzi
Nel frattempo i demvanno al voto sul Jobs act in ordine sparso, e restano divisi sulla riforma pensioni: l'ex ministro Damiano ha più volte sollecitato l'approvazione del ddl della minoranza Pd che prevede la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi versati per tutti i lavoratori e non soltanto per gli impiegati pubblici così come previsto nella riforma Pa e pensioni 2014-2015 del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia.
"Decideremo insieme l'atteggiamento da tenere sul Jobs act, ma non ci sentiamo di esprimere un voto favorevole", ha dichiarato il deputato Gianni Cuperlo, tra i leader della minoranza Pd, durante l'incontro a Montecitorio tra l'area minoritaria del Pd, i parlamentari di Sel di Nichi Vendola e una delegazione della Fiom di Maurizio Landini, vera spina nel fianco del Governo Renzi su Jobs act e riforma pensioni in vista dello sciopero generale Cgil-Uil di venerdì 12 dicembre.
Jobs act e riforma pensioni: no a Renzi da minoranza Pd Civati, Cuperlo, Bersani
"Siamo diventati il nostro contrario", ha detto il parlamentare del Pd Pippo Civati, l'altro sfidante di Renzi alle primarie, ribadendo che non voterà il Jobs Act targato Renzi-Poletti.
"Vinciamo - ha aggiunto - ma non lottiamo per le cose che abbiamo sempre combattuto. Renzi è vincente, convince molti elettori che prima votavano Berlusconi? Bene, purtroppo - ha sottolineato uno dei leader della minoranza del Pd chiedendo a Renzi di cambiare rotta su Jobs act e riforma pensioni - non convince molte persone che prima votavano il Pd". L'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani voterà il Jobs act, ha fatto sapere parlando con i cronisti in Transalatico, "metà per disciplina e metà per convinzione". "Il punto che mi fa arrabbiare - spiega Bersani non proprio convinto sulla riforma del lavoro e delle pensioni di Renzi e Poletti - è che si è persa un'occasione, quella di affrontare davvero il tema della produttività".