Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito riferito a riforma pensioni 2015 e prepensionamento: la partita previdenziale entra nella fase calda, con lo scadere dei termini di presentazione degli emendamenti riferiti al ddl Stabilità e il conseguente avvio della fase di valutazione in Senato a suonare come una sorta di ‘gong’ dal retrogusto di una sentenza. Si perché quanto si deciderà a Palazzo Madama scriverà buona parte della prossima riforma delle Pensioni 2015, a cominciare dalla tanto agognata introduzione di un tetto alle pensioni d’oro.

Come vi abbiamo già raccontato nel corso di precedenti contributi, la misura sarebbe a rischio per un evidente somiglianza con quella bocciata dalla stessa Consulta nel maggio dello scorso anno, cosa che ha reso necessario il ricorso alla Corte Costituzionale per fare chiarezza; in merito alla questione connessa al contributo di solidarietà si è espressa anche la Corte di Cassazione che continua a schierarsi dalla parte dei diritti acquisiti. E mentre si attende l’esito della valutazione sul ddl Stabilità che giungerà con ogni probabilità nel corso di questa settimana, al di fuori di Palazzo Madama si continua a lavorare ad una riforma di pensione anticipata e prepensionamento: uscita a 62 anni di età più 35 di contributi e Quota 100 rimangono le ipotesi più probabili, con la soluzione connessa al prestito INPS a rimanere comunque una concreta possibilità.

CGIL, CISL e INPS sono nuovamente intervenute nel dibattito, un pull di interventi che pur nella relativa specificità punta dritto sullo stesso concetto di fondo: la riforma delle pensioni 2015 dovrà prevedere un riassetto di prepensionamento e pensione anticipata filtrato attraverso il perseguimento di una maggiore flessibilità in uscita.

Riforma pensioni 2015, pensioni d’oro: torna ‘l’incubo’ Consulta

Detto di cosa potrebbe accadere riguardo a prepensionamento, riforma pensioni 2015 e ddl Stabilità, appare adesso opportuno concentrarsi su un tema che torna ciclicamente a galla, quello del taglio alle pensioni d’oro. L’emendamento che prevedeva in reintegro del tetto limite è a rischio dato che gli organi giudicanti hanno dovuto sollevare il dubbio di legittimità costituzionale richiedendo il parere della Consulta: la norma è infatti identica al contributo di perequazione chiesto dal governo Berlusconi nel 2011 e bocciato proprio dalla Consulta nel maggio del 2013. A questo riguardo è recentemente intervenuta anche la Corte di Cassazione difendendo il principio del diritto acquisito: il pronunciamento ha interessato il contributo di solidarietà imposto dalla Cassa dottori commercialisti ai propri iscritti ed evidenziato da una parte come il principio di affidamento di contribuenti e iscritti stessi non possa essere leso e dall’altra che la misura non potrebbe comunque essere perseguita tramite un atto amministrativo. E’stato Renzo Guffanti, presidente della Cassa dottori commercialisti, a volere il contributo di solidarietà per il periodo 2008/2013, un provvedimento che secondo Guffanti tutela il principio di equità intergenerazionale: ‘Coloro che prendono la pensione, magari da molti anni, devono in qualche modo contribuire rispetto a quanti, con il sistema contributivo, verseranno molti più contributi e avranno pensioni molto più basse’. La Cassazione si è però detta contraria, ecco che l’unica via possibile conduce a questo punto all’atto di promulgazione di una esplicita legge. Certo la questione è delicata: cambiare delle regole in corso d’opera potrebbe di per se apparire sperequativo, ma forse non farlo darebbe il là ad uno scenario ancora più sperequativo data la situazione che ha ben fotografato Guffanti: la riforma delle pensioni 2015 interverrà anche su questo punto? Difficile a dirsi, noi seguiremo comunque i futuri sviluppi: se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto ‘Segui’ poco sopra il titolo dell’articolo.