Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito in tema di pensione anticipata 2015 e prepensionamento: il no pronunciato dalla Consulta nella giornata di ieri in merito all'ammissibilità del referendum pro abrogazione della Legge Fornero costituisce il primo vero strappo del nuovo anno sul fronte previdenziale, con tutta una serie di attori politici e sindacali ad aver palesato frustrazione e rammarico per via di un'occasione persa.

L'impressione corrente tuttavia è quella di un 'no' che potrebbe contribuire ad accelerare il processo di riassetto di pensione anticipata 2015 e prepensionamento, con i protagonisti del dibattito che nel diniego opposto dalla Consulta potrebbero rinvenire quella molla in grado di cementificarli ancora di più in vista di un processo di riforma che seppur più sfumato e graduale non può proprio essere rimandato. Renzi e il suo governo hanno davanti una grande opportunità, quella di dimostrare che la Legge Fornero può funzionare a fronte di adeguati correttivi da apportarsi ad alcune delle norme più dibattute e discusse, su tutte quella che fissa l'età pensionabile a 67 anni o quella che prevede un progressivo inasprimento dei requisiti di accesso a pensione anticipata 2015 e prepensionamento.



Pensione anticipata 2015, Renzi e piano Damiano: no della Consulta 'accelera' la riforma? - Ex ministro del lavoro e sindacati in pressing sul governo

A testimonianza del nuovo clima che si respira dalle parti di Palazzo Chigi non possiamo non citare le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, che parlando di Legge Fornero, Consulta, prepensionamento e pensione anticipata 2015 ha inteso tracciare la rotta da seguire nell'immediato futuro: 'La Consulta ha ritenuto inammissibile il referendum della Lega sulle Pensioni. Al di là di questa decisione il tema previdenziale va comunque messo all'ordine del giorno dal Governo Renzi. La situazione non è più reggibile per le conseguenze che la Legge Fornero ha prodotto - ha esordito l'ex ministro del lavoro - Le nostre proposte sono note: l'introduzione di un criterio di flessibilità a partire dai 62 anni di età con 35 di contributi per consentire l'accesso alla pensione, oppure l'adozione di Quota 100. Si tratta di proposte che risolverebbero strutturalmente il problema' ha concluso Damiano, certo di come l'Esecutivo guidato da Renzi debba dunque sfruttare l'opportunità concessa dalla corte di lavorare alla Legge Fornero nei tempi e nelle forme più 'gradite' anche in un'ottica di finanza pubblica. Sulla stessa lunghezza d'onda i sindacati, specie quelli che avevano appoggiato il disegno referendario promosso in questi mesi dalla Lega Nord: 'Adesso è più che mai urgente e indispensabile cambiare radicalmente la legge Fornero sulle pensioni', ha sottolineato in una nota la CGIL guidata da Susanna Camusso, con Carmelo Barbagallo, leader UIL, ad aver in pratica ricalcato le dichiarazioni esternate dai dirigenti del sindacato di matrice rossa: 'Ora la battaglia diventa sindacale e politica, perché quel provvedimento va comunque cambiato'. Che il no al referendum sulla Legge Fornero possa funzionare da stimolo decisivo in vista degli annunciati interventi in tema di flessibilità in uscita, pensione anticipata 2015, previdenza e prepensionamento? Ci si augura di si, ma è davvero presto per poter trarre conclusioni definitive. Seguiremo i futuri sviluppi, se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' poco sopra il titolo del pezzo.